Sembra di rivedere all’esterno del piccolo schermo le avventure di Sheldon Cooper, il piccolo genio che nella serie Netflix spiazza con le sue conoscenze i docenti e fa sentire i compagni dei piccoli asini.
Lui è meno giovane, anche se ha solo 24 anni. E già una notevole cursus honorum alle spalle. Dopo la laurea in Filosofia a Bologna e la magistrale alla Normale di Pisa, conseguita contemporaneamente al Master of Science in Social Science of the Internet a Oxford, ora sta facendo il dottorato in Cyber Security.
Il suo nome è Matteo Fabbri, un ferrarese che – almeno per quanto riguarda gli anni liceali – non può considerarsi profeta in patria. Matteo Fabbri, infatti, ha abbandonato al terzo anno l’“Ariosto” per proseguire come autodidatta gli studi e conseguire la maturità classica al liceo Cevolani di Cento.
Il motivo va ricondotto all’incomprensione che il 24enne sentiva attorno a sé. Sia da parte dei docenti, forse indispettiti dalla sua preparazione, che da parte dei compagni di classe, al punto da subire episodi di bullismo.
La sua storia è stata raccontata da Ilaria Venturi su “Repubblica”, dove Fabbri racconta che a scuola erano arrivati a dirgli che “essere troppo intelligenti era un problema”.
Lui era sicuramente qualche gradino sopra i suoi coetanei e “non lo nascondevo. Non condividevo interessi con nessuno della classe, loro andavano in discoteca o al cinema, io avrei preferito fare pratica di latino parlato”.
Attitudini e interessi diversi dalla maggioranza dei compagni che lo hanno portato ad essere isolato. “Ho sofferto molto per questo – riferisce sempre a ‘Repubblica’ -, anche i professori hanno cominciato a non considerarmi più, mi dicevano che ero un giudice tagliente e implacabile perché a volte correggevo anche loro”.
Dopo la maturità, ottenuta con un punteggio di 95 centesimi (“un risultato più unico che raro” gli confidò il commissario di latino e greco), sono arrivati gli anni universitari, dove Fabbri ha potuto apprezzare “un percorso molto variegato e vivere in contesti diversi come Inghilterra e Francia”.
Anche se pure in quell’ambiente ha trovato aspetti non all’altezza delle sue aspettative, a partire da “una poca flessibilità nel percorso curricolare universitario, in particolare nel sistema italiano”.
Nella sua città torna “ogni tanto”. Ma difficilmente lo vedremo tornare a viverci. “Ferrara ha i problemi di tutte le altre città provinciali – spiega a Estense.com -, a partire da una mancanza di opportunità professionali”.
E, purtroppo, difficilmente lo vedremo rimanere in Italia. “La mia ambizione è fare il ricercatore nell’ambito dell’intelligenza artificiale – conferma Fabbri – e magari riuscire ad avere influssi nelle politiche pubbliche, a partire dalle implicazioni etiche del digitale”.
Un aspetto che per i neofiti del mondo di silicio non è immediato. “Anche la Commissione Europea per esempio – chiarisce – ha istituito un centro per la trasparenza algoritmica per attuare il Digital Service Act: ci sono ricadute pubbliche importanti anche nella nostra vita di tutti i giorni”.
Accanto alla carriera accademica al giovane ferrarese piacerebbe indirizzare uno sguardo verso le politiche educative, “a proposito delle quali la mia storia personale insegna che qualcosa va cambiato”.
Ma tutto questo, molto probabilmente, lo farà lontano dallo Stivale. “Il mio futuro lo vedo prevalentemente all’estero – conferma il diretto interessato -. In Italia mancano ancora, o se ci sono lo sono a livello minoritario, opportunità di ricerca sulla mia materia e le retribuzioni per i ricercatori sono molto più basse che altrove, come ad esempio in Olanda o negli Stati Uniti”.
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