Attualità
9 Gennaio 2023
Il pittore Paolo Baratella: “Più di un fratello”. Fiorenzo Baratelli: “Amico e compagno di tante battaglie politiche e culturali”

Gian Pietro Testa, le lacrime e i ricordi di chi ha incrociato la sua strada

di Redazione | 5 min

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Elettra Testi con Gian Pietro Testa (foto di Giorgia Mazzotti)

Un amico, più di un amico. Un compagno di lotte. Un fuoriclasse del giornalismo. Dopo la notizia data da Estense.com della morte di GPT, Gian Pietro Testa, fioccano in tutta Italia messaggi di cordoglio da parte di chi ha conosciuto il decano e i maestro dei giornalisti ferraresi e di chi ha lavorato con lui negli anni delle inchieste sulle stragi terroristiche da Piazza Fonatana alla stazione di Bologna.

Ma anche da parte di chi ha vissuto accanto a lui come amico. Come il pittore Paolo Baratella, che con lui condivise gli anni giovanili a Ferrara prima e a Milano poi. “Dire che Gian Pietro Testa è stato per me un fratello non è sufficiente, è stato qualcosa di più – scrive sul suo profilo Facebook l’artista -, sembrava che i nostri pensieri fossero gemelli. Ogni giorno a Milano confrontavamo le nostri opinioni sulla politica, sull’arte e sulla attualità e su ogni cosa che ci veniva in mente per farci sghignazzare sulla vita alla quale davamo un valore relativo”.

Ma il passato è passato, e “ora è corso via in uno spazio infinito stanco di sentire uomini che non dicono la verità, str….ate come diceva Gianni, e io son rimasto solo a dire la stessa cosa”. Ora “tutto ciò è finto, piango il mio più caro amico col quale ho condiviso ogni cosa a Ferrara e in quella casa di corso Monforte a Milano dove visse mia figlia Silvia piccolina per lungo tempo quando io ero a Berlino. Grazie fratello per tutto quello che mi hai dato”.

Ci sono poi i colleghi. Come Maurizio Zuffi, ex capo servizio Mediaset, che lo aveva “perso di vista da tempo. Ma ho un ricordo vivido di tante chiacchierate fatte ai tempi dell’unità e poi di Ntv quando gli subentrai come direttore. Roba del secolo scorso vissuta da noi che oggi ogni tanto ci guardiamo indietro riflettendo su una professione che a volte non sappiamo più riconoscere. GPT era un poeta e filosofo che per mestiere faceva prosa”.

Franco Insardà, caporedattore de Il Dubbio, che lo ricorda come “uno dei direttori con i quali ho lavorato e con il quale mi sono divertito di più a fare questo mestiere. Ironico, anarchico, sognatore e poeta è stato soprattutto un maestro”. Un maestro che ha tracciato “grandi inchieste da Piazza Fontana a Peteano a Bologna: da scuola di giornalismo. E non a caso ha diretto quella di Bologna”.

E a Bologna lo ricorda Onide Donati, ex caposervizio della redazione emiliano-romagnola de l’Unità: “GPT è stato un maestro per generazioni di giornalisti. Ho lavorato con lui a l’Unità e mi sono subito reso conto che era di una classe superiore a chiunque. GPT era colto, aveva un senso innato per la notizia, capiva al volo tutto quello a cui gli altri arrivavano dopo il doppio del suo tempo di reazione. Era un fuoriclasse. Sono stato con lui per sei anni nel consiglio regionale dell’Ordine dei giornalisti dell’Emilia-Romagna tra il 1995 e il 2001, poi l’ho perso di vista. E’ una notizia che mi addolora”.

Per il giornalista ferrarese Sergio Gessi GPT era uno “straordinario amico e maestro di giornalismo”. Gessi firmò l’anno scorso la prefazione al suo ultimo libro, L‘odio. Ai compagni anarchici uccisi sulla strada della libertà (La Carmelina, 2022): “Mi chiese di scriverla ed è stato per me oltre che un onore anche l’opportunità di tratteggiare – soprattutto a beneficio dei più giovani – la sua poliedrica figura di giornalista e scrittore, a coronamento di un’amicizia (la nostra) lunga 45 anni. È stato per me un grande privilegio essergli amico”.

Sempre da Ferrara arriva il cordoglio di Fiorenzo Baratelli, ex direttore dell’Istituto Gramsci, secondo il quale “fuori dal dolore e dalla commozione che questa notizia suscita in chi lo ha conosciuto, dovremo tornare a riflettere e ricordare la sua lunga vita dedicata al giornalismo, alle grandi inchieste sul terrorismo degli anni settanta, al valore della sua presenza in grandi quotidiani e periodici nazionali. Senza trascurare la sua attività di sensibile poeta e scrittore”.

Oggi Baratelli lo vuole ricordare “come amico e compagno di tante battaglie politiche e culturali condotte insieme durante la comune militanza nel Pci, poi come ‘cani sciolti’ di una sinistra in perenne crisi. Ha ragione il figlio e amico Enrico Testa a definire Gian Pietro più anarchico che comunista. Nel senso che aborriva ogni forma di potere quando diventava arroganza, intolleranza, prepotenza, magari anche in nome di ideali nobili”.

Baratelli ricorda la scomparsa recente della compagna di GPT, Elettra Testi, per affermare che “insieme a questa perdita, ciò che aveva reso tristissimi questi anni a Gian Pietro era la condizione del mondo, della politica, della sinistra e la ‘resa’ della cultura a fronte del dilagare del conformismo e della miserabile realtà quotidiana pubblica in cui siamo immersi. Lo sappiamo che insieme alle malattie che colpiscono il corpo, anche le malattie che colpiscono lo spirito possono risultare fatali e concorrere ad accelerare la fine di un’esistenza vissuta all’insegna di grandi valori. Anche se sappiamo che fino alla fine la sua volontà di indignarsi e di reagire alle ingiustizie del mondo non è mai venuta meno”.

A livello politico si alza la voce di Deanna Marescotti, consigliera comunale per il Psi: “Dovremo leggerlo e divulgare i suoi scritti. Chissà, qualche altro seme troverà terreno fertile”.

E da Eugenio Ciccone, direttore del magazine online Filo, arriva una proposta: “per sintetizzare molto, Gian Pietro Testa sta al giornalismo come Franco Farina sta all’arte. Sarebbe bello gli venissero intitolate strade o piazze da qualche parte, in questa città”.

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