Scienza e tecnologia
7 Gennaio 2023
Grazie a un sistema di calcolo che tiene conto di trend digitali si potrebbe sapere in anticipo la sortita elettorale del 25 settembre prossimo: il futuro è così prevedibile?

I risultati politici secondo l’algoritmo

di Redazione | 2 min

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Anche chi è poco avvezzo di computer e tecnologia almeno una volta l’ha sentito nominare, con tono allarmato o con esaltato entusiasmo a seconda dei casi: l’algoritmo.

L’algoritmo di Facebook, l’algoritmo di Google, “l’algoritmo registra le nostre azioni” e via discorrendo.

Ma cos’è esattamente l’algoritmo?

In realtà, è un “oggetto” piuttosto comune. Tecnicamente, un algoritmo è “una strategia atta alla risoluzione di un problema, costituita da una sequenza finita di operazioni, che consente di risolvere tutti i quesiti di una stessa classe”.

È una delle basi fondamentali che permette ai computer di funzionare e di costruire intorno a noi il mondo digitale che conosciamo e senza cui non sapremmo stare.

Se ben utilizzato è uno strumento estremamente potente.

Basti pensare che di recente un sistema di calcolo complesso, basato su una grande quantità di informazioni e variabili, ha permesso di dare vita al “Seggiometro”.

Citando direttamente dal sito di Skytg24, il Seggiometro consente “di visualizzare, attraverso gli algoritmi elettorali di YouTrend, come i dati percentuali nazionali dei partiti potrebbero tradursi in seggi sulla base dell’attuale legge elettorale. Una volta formatisi gli emicicli, permette anche di scomporre e ricomporre le coalizioni, per capire come si potrebbe formare una maggioranza di governo”.

In sostanza, variando i dati inseriti è possibile capire la composizione del futuro Parlamento e quindi il fronte che potrebbe governare il Paese.

Ma non è finita.

Secondo quanto riportato da affariitaliani.it, altri algoritmi sono stati utilizzati per “prevedere” il risultato elettorale, riuscendo a stabilire la probabilità dei candidati di essere eletti.

Insomma, spariscono i sondaggi e appaiono le preveggenze automatizzate.

Al netto del fascino un po’ distopico che genera l’idea di conoscere il futuro grazie a una macchina, un dubbio resta.

Se è vero che noi esseri umani siamo molto prevedibili e se è altrettanto vero che in alcuni casi l’impiego di algoritmi riesce a prevedere molto bene certi eventi che hanno cadenze regolari o comunque schemi di manifestazione costanti, il gioco elettorale così soggetto ad umori è davvero così prevedibile?

L’effetto urna, che spinge le persone a decidere all’ultimo per chi votare, un secondo dopo aver aperto la scheda, esiste, è reale: come si registra all’interno del calcolo?

Forse, invece, è proprio questa imperscrutabilità, inafferrabile tanto dai sondaggi che dall’Intelligenza Artificiale il nocciolo di una democrazia, dove fino all’ultimo è impossibile prevedere e dunque speculare anzitempo sulla vittoria di una fazione sull’altra.

Insomma, se nell’urna Dio ci vede, l’algoritmo speriamo di no.

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