Alla scoperta di Ponte e del Po con Officina A_ctuar
Il 3 maggio a Pontelagoscuro spettacoli, giochi, itinerari e mostre in piazza Buozzi per scoprire la storia del vecchio borgo affacciato sulle sponde del Po
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Ci sarà un grande “Concerto di primavera” domenica 4 maggio, alle ore 17, nella cornice della Sala delle Bifore della Delizia di Belriguardo (via Provinciale 274, Voghiera), con la storica e intramontabile Filarmonica di Voghenza
Un viaggio teatrale nell’abisso dell’animo umano, attraverso la leggendaria caccia alla balena bianca. Questo è Moby Dick che approda al Teatro Comunale Abbado di Ferrara dal 2 al 4 maggio
Il 6 maggio al Teatro Nuovo di Ferrara, ore 21, va in scena "Tante belle cose", spettacolo di e con Francesco Cicchella
Mercoledì 30 aprile, il Jazz Club Ferrara celebra la Giornata Internazionale del Jazz con un evento speciale: la consegna del premio intitolato a Emanuele Rossi, inoltre in cartellone per questa occasione Giulia Barba con il progetto La Grazia dell’Informe
di Federica Pezzoli
Dame la mano y danzaremos;
dame la mano y me amarás.
Como una sola flor seremos,
como una flor, y nada más…
El mismo verso cantaremos,
al mismo paso bailarás.
Como una espiga ondularemos,
como una espiga, y nada más.
Te llamas Rosa y yo Esperanza;
pero tu nombre olvidarás,
porque seremos una danza
en la colina y nada más…
Un universo femminile, donne che raccontano e interpretano donne: è la nuova versione di “Dame la mano” di Cora Herrendorf, maestra di teatro, regista e co-fondatrice di Teatro Nucleo, il nuovo stadio di un lungo percorso di ricerca che dura dagli anni Ottanta.
È una ricerca che viene da lontano, quella di “Dame la mano”: il primo montaggio, ispirato a “Le Serve” di Jean Genet, era interpretato da Paolo Nani e Antonio Tassinari, seguendo così la volontà dell’autore stesso di portare in scena una femminilità senza femmina. Oggi, in un clima sociale e politico che tende a legittimare offese e violenze di impronta maschilista, le regista prende posizione affidando, invece, l’interpretazione a due attrici: Natasha Czertok e Martina Pagliucoli.
Nel frattempo al testo di Genet si sono aggiunte poesie dell’italiana Chandra Livia Candiani, della polacca Wisława Szymborska e della cilena Gabriela Mistral, quasi che Herrendorf volesse riunire attorno a temi universali in cui riconoscersi – impotenza, rabbia, solidarietà, maternità – le sue radici e il suo lungo cammino, dall’Europa al Sud America all’Italia.
Natasha Czertok e Martina Pagliucoli partono da Solange e Claire, le due serve sorelle di Genet – a loro volta ispirate alle due serve sorelle assassine Papin – che rappresentano tutti coloro che, in modo diverso e a diverso titolo, sono oppressi, rifiutati, reietti, considerati diversi e pertanto relegati ai margini. Solange e Claire sono una falsificazione della femminilità, Natasha e Martina sono maschere, ma nello stesso tempo interpretano la radicalizzazione dell’apparenza. Poi arriva la verità, la fragilità, l’universalità della poesia di Candiani, Szymborska e Mistral. Dal bianco al nero. Come afferma Cora Herrendorf: “Attivando le ‘zone chiare’, quello che si sa, possono essere percepite le zone oscure, ciò che ancora non si conosce”.
Un rituale carosello di azioni e danza, ora giocose ora drammatiche, ora grottesche ora violente, che si intrecciano ad una sorta di puzzle poetico. Fra commedia dell’arte, teatro kabuki, poesia e musica, attraverso brandelli, metafore e citazioni, Herrendorf non sembra voler suscitare una comprensione cosciente, bensì un’empatia viscerale, sembra voler evocare memorie ed emozioni nel nostro profondo.
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