Cronaca
31 Dicembre 2025
Il pm Ciro Alberto Savino ha presentato ricorso per Cassazione. Per il collegio del tribunale: "Pena congrua e correttamente calcolata nel rispetto dei parametri di legge"

Finti vaccini. La Procura impugna il patteggiamento a due anni di Compagno

di Davide Soattin | 3 min

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La Procura di Ferrara ha presentato ricorso per Cassazione, impugnando la sentenza di patteggiamento a due anni di carcere, con pena sospesa, con cui il tribunale di Ferrara aveva chiuso la vicenda giudiziaria di Chiara Compagno, 55 anni, una delle due dottoresse finite a processo nell’ambito dell’inchiesta Red Pass sulle finte vaccinazioni contro il Covid-19 effettuate per consentire ai loro pazienti di ottenere il Green Pass durante la pandemia.

La decisione arriva dopo quanto avvenuto lo scorso 4 dicembre, quando, al termine di oltre un’ora di camera di consiglio, il collegio del tribunale di Ferrara – nonostante il mancato consenso del pm Ciro Alberto Savino – aveva accolto l’istanza di patteggiamento, reiterata dalla difesa dopo essere già stata avanzata in udienza preliminare e respinta dal gup.

I giudici, in quella circostanza, avevano riconosciuto le attenuanti generiche e disposto il pagamento di 688 euro per le spese a favore dell’Ausl, parte civile nel procedimento.

Per la dottoressa Chiara Compagno – difesa dagli avvocati Marco Linguerri e Carlo Taormina – il collegio del tribunale di Ferrara aveva inoltre disposto l’interdizione dai pubblici uffici per la durata di cinque anni e il divieto di contrarre rapporti con la pubblica amministrazione per lo stesso periodo.

Nelle motivazioni della sentenza, il collegio ha definito la pena richiesta “congrua e correttamente calcolata rispetto ai parametri legali“. I giudici hanno infatti evidenziato come debba essere “valutato a favore dell’imputata l’avvenuto risarcimento del danno nei confronti della costituita parte civile, pari a 8mila euro“, nonché il fatto che, fino ai fatti oggetto del procedimento, “la sua condotta non si era mai espressa negativamente“. Il collegio inoltre, nel motivare la propria decisione, fa notare come “non può non essere preso in considerazione il periodo storico nel quale si inseriscono le condotte contestate“.

È rimasta invece a processo l’altra dottoressa coimputata con Compagno, la 67enne Marcella Gennari, assistita dall’avvocato Alessandro Valenti. Il processo per lei è stato rinviato al 29 maggio. Con lei, nelle carte dell’indagine, c’era finita anche la figlia Francesca Ferretti, che – in udienza preliminare – aveva patteggiato un anno, undici mesi e venticinque giorni di pena.

Quattro le accuse – a vario titolo – con cui la Procura aveva portato Compagno e Gennari a processo. Il reato di peculato, secondo gli inquirenti, era stato commesso quando le due donne, una volta in possesso del vaccino fornito dall’Usl, lo avevano buttato via invece di iniettarlo ai pazienti. Invece, per ciò che riguarda la corruzione, secondo il castello accusatorio, le dottoresse avevano intascato denaro dai pazienti (20 o 50 euro a seconda dei casi) per fingere l’inoculazione del vaccino e far loro ottenere un Green Pass a fronte dell’attestazione di una dose mai somministrata.

L’accusa di truffa ai danni dello Stato riguardava poi i rimborsi previsti dall’Azienda Usl per i medici di base che eseguivano le vaccinazioni anti-Covid che, quindi, sarebbero stati percepiti indebitamente dalle dottoresse avendo loro attestato in maniera falsa di aver vaccinato i loro pazienti. Infine, il reato di falso si rifaceva al fatto che le professioniste avrebbero dichiarato inoculazioni, falsi tamponi o esenzioni fasulle, tutte attestazioni per poter riuscire a emettere il Green Pass.

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