Cronaca
24 Dicembre 2025
Aissa Moncef, già imputato in altri procedimenti, dovrà pagare anche una sanzione di 350 euro

Tentò estorsione al ristoratore. Condannato a un anno e nove mesi

di Pietro Perelli | 2 min

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Un anno e nove mesi. A tanto è stato condannato Aissa Moncef, 59enne tunisino, finito a processo per tentata estorsione nei confronti di un noto ristoratore ferrarese. A questo si aggiunge una sanzione di 350 euro.

È questa la decisione presa in primo grado dal Tribunale di Ferrara dopo che il 59enne era finito sotto inchiesta della Procura per fatti che risalirebbero al marzo del 2024. La parte offesa avrebbe iniziato a ricevere insistenti telefonate dal tono minaccioso da parte di un uomo che pretendeva il pagamento di un debito, a suo dire contratto dalla ex fidanzata del ristoratore, probabilmente – secondo gli inquirenti – per l’acquisto di dosi di sostanza stupefacente.

I fatti finiti sotto inchiesta sarebbero proseguiti per cinque mesi, fino a quando – tramite gli accertamenti e l’analisi di telecamere che avevano ripreso i vari episodi – i carabinieri erano riusciti a identificare il 59enne, difeso dall’avvocato Massimo Cipolla.

Pare che inizialmente il gestore del ristorante non avesse dato peso alle richieste e, nonostante l’insistenza, avesse deciso di non rispondere più alle telefonate. La situazione – stando a quanto ricostruito – peggiorò nell’arco di alcune settimane con l’aumentare del tenore delle minacce.

Mocef si presentò nel locale del ferrarese e, dopo aver minacciato una dipendente, minacciò anche il fratello dell’uomo sempre con l’obiettivo di convincerlo a pagare il presunto debito contratto dalla sua ex ragazza.

Lo stesso avrebbe fatto anche nei mesi successivi: a maggio aveva nuovamente minacciato il fratello del ristoratore, con quest’ultimo che, a giugno, dopo essere finito faccia a faccia con Moncef, aveva da lui personalmente subito altre minacce e pressioni.

La condanna di primo grado è arrivata davanti alla giudice monocratico Sandra Lepore del tribunale di Ferrara.

Moncef è imputato anche in un altro procedimento per rapina (in concorso), estorsione  e lesioni personali aggravate. Nel procedimento, già approdato alla fase dibattimentale, secondo l’impianto accusatorio, il 59enne sarebbe arrivato a intimidire per soldi un imprenditore di Copparo con l’invio di messaggi telefonici minatori. Messaggi di testo ma anche audio e foto, in particolare quella scattata nei pressi dell’abitazione dell’uomo in cui veniva ritratto un cartone con la scritta “paga” e all’interno una bambola con un cappio al collo.

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