di Leonardo Fiorentini*
Amsef non è “un’azienda qualunque”: è nata per garantire trasparenza tariffaria e calmierare i prezzi in un settore delicatissimo, quello del commiato, quando le famiglie sono più fragili perchè colpite dalla perdita dei propri cari. A Ferrara Amsef copre ancora una quota enorme dei servizi funerari: circa il 60% in città, anche se prima del 2019 erano molti di più. È esattamente questo il punto: vendere oggi Amsef significa consegnare i cittadini alle tariffe del privato.
Eppure la delibera di vendita è arrivata in modalità “Speedy Gonzales”: sette giorni tra Giunta e Consiglio, prima di Natale, senza una reale relazione istruttoria che spieghi numeri, cause della crisi di fatturato e alternative. Solo poche parole al vento in commissione, come in consiglio. L’analisi di mercato affidata alla citazione a voce di un articolo del 2023 sulla stampa specializzata. Sarebbe solo imbarazzante se in ballo non ci fossero posti di lavoro e il patrimonio pubblico, di tutti i cittadini.
Se davvero “bisogna guardare i conti”, allora facciamoli, questi conti: perché nel forese si è passati dal 58% dei servizi intercettati (2019) a circa il 25% del 2024? Perché negli stessi anni si registra un -4% dei servizi in città e un pesantissimo -20% nel forese? Perchè la penetrazione nel mercato cala ancor prima dello sbarco dei colossi nazionali? Analisi dei riflessi dell’inflazione, relazione sulla dinamica tariffaria, relazione sul contesto della concorrenza locale e del mercato nazionale: nulla. E così il sottinteso sembra diventare solo: arrivano i colossi, i grandi gruppi nazionale e le multinazionali, quindi vendiamola a loro.
Tutti dati e interrogativi che ci portano ad una domanda: com’è stata governata Amsef in questi anni? Le scelte hanno davvero risposto alle “modificazioni strutturali del mercato” evocate ad ogni piè sospinto dalla maggioranza? O ci si è limitati a operazioni d’immagine, tra sponsorizzazioni discutibili con nessun ritorno per l’azienda, con seri dubbi anche sul rispetto degli obblighi di visibilità previsti?
C’è poi il nodo della Casa Funeraria: Amsef ha investito circa 3 milioni (fonte Cronaca Comune/FerraraTua) per una struttura che poteva diventare un asset strategico in gestione al soggetto pubblico proprio per contrastare le nuove dinamiche di mercato, come oltre 20 anni fa fu l’apertura del crematorio. Un modo per mantenere una posizione di leader capace di calmierare costi e garantire trasparenza e accesso diffuso. Peraltro proprio mentre è in dubbio la presenza della camera mortuaria in città. Non sappiamo neanche cosa vendiamo davvero. Vendiamo anche la convenzione sulla Casa Funeraria, che è in uno stabile del Comune? Per quanti anni? Con quali vincoli su prezzi e accesso? Su questo, oggi, la risposta è un “chissà” che non tutela nessuno, a partire dai cittadini.
E chi tutela i lavoratori? Altrove, come a Rovigo, privatizzazioni simili hanno portato a tagli pesanti di un terzo del personale. Qui, a fronte della vendita, si parla di assorbimenti limitati in Ferrara Tua e garanzie occupazionali affidate ad una risoluzione di maggioranza alla delibera. Ma se queste garanzie sono così importanti, perché non metterli nella delibera di indirizzo? Perché non assumersi fino in fondo la responsabilità politica, nero su bianco?
La verità è che non ci sono state le condizioni minime per un voto consapevole. La fretta è incomprensibile e l’imbarazzo evidente nel silenzio assordante dei consiglieri comunali della destra. Dopo gli aumenti su addizionale Irpef, parcheggi, tassa di soggiorno e tariffe, ora la giunta di Alan Fabbri comincia a vendere il patrimonio pubblico: e lo fa proprio partendo da un servizio nato per tutelare i cittadini nei momenti più difficili.
Sarebbe servito fermarsi, pretendere un’istruttoria seria e discutere alternative: mantenimento, rilancio, controllo analogo e missione sociale. Abbiamo tentato di lanciare un salvagente alla maggioranza presentando una questione sospensiva che avrebbe dato almeno il tempo di presentare due paginette di relazione scritta, e centinaia di emendamenti che potevano almeno inserire garanzie nella delibera. Tutto ignorato, perché non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. Le domande invece rimangono senza risposta. Ma non finisce qui.
*Consigliere comunale, Lista Civica Anselmo
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