Banchetto di Fratelli d’Italia in Trento Trieste
Sabato 20, dalle ore 15 alle ore 17:30, Fratelli d’Italia organizza un banchetto per raccogliere le istanze della cittadinanza in piazza Trento Trieste
Sabato 20, dalle ore 15 alle ore 17:30, Fratelli d’Italia organizza un banchetto per raccogliere le istanze della cittadinanza in piazza Trento Trieste
"Per rimpinguare le casse del Comune di Ferrara cominciano a vendere i gioielli di famiglia". Alfredo Valente, ex presidente di Amsef srl e assessore nella giunta Sateriale, entra a gamba tesa nel dibattito sulla dismissione della partecipata
Giada Zerbini, Simone Buriani e Leonardo Uba della missione Lavoro e Sviluppo della segreteria comunale del Partito Democratico di Ferrara intervengono sulla delicata questione dei dipendenti comunali
Intervento del Forum Ferrara Partecipata: "Una scelta sbagliata, perché la privatizzazione, come in generale tutte le privatizzazione dei servizi pubblici, danneggia lavoratori e cittadini"
Intervento del Movimento 5 Stelle di Ferrara che evidenzia i bilanci in attivo e le spese in calo e pone l'attenzione sui lavoratori
di Pietro Perelli e Marco Zavagli
Il dibattito politico di Ferrara è da giorni incentrato sulla volontà della giunta di Alan Fabbri di vendere Amsef. Lei, in tempi non sospetti, da assessore al bilancio parlava già di vendere le partecipate del Comune di Ferrara per finanziare investimenti che potessero ridurre il gap infrastrutturale con la Regione. Oggi cosa pensa della vendita dei servizi cimiteriali? E verso dove si dovrebbero indirizzare i fondi che si andrebbero a ricavare?
In quegli anni, grazie soprattutto all’ex-sindaco Tiziano Tagliani, a Ferrara permisero di sfogare abbastanza il mio liberalismo: tagliammo la spesa corrente, riducemmo le tasse, abbattemmo il debito pubblico, vendemmo la quota di azioni Hera non vincolate dal Patto di sindacato.
Una cosa però non mi fecero fare: vendere Amsef e farmacie. Tiziano non volle dar retta fino a quel punto a quel giovane e presuntuoso liberale che, per la sinistra più tradizionale, era sempre stato solo un «infiltrato della destra» (epiteto che mi porto dietro tutt’ora, e che cominciarono ad affibbiarmi a metà anni ’90 nelle manifestazioni studentesche).
Ma la penso come allora: non è compito di un comune fare l’imprenditore di onoranze funebri. Quello è il compito dei privati. Il compito (fondamentale in ogni società) del comune è manutenere strade e infrastrutture, gestire i tanti servizi pubblici essenziali, rendere bella, attraente e funzionale la città tramite la regolamentazione urbanistica e la gestione della viabilità. Per questo penso che aziende come quelle vadano vendute e il ricavato usato per svolgere al meglio i compiti che solo il comune può e deve svolgere.
Vede la necessità di mettere sul mercato anche altri asset della holding Ferrara Tua o immobili del Comune?
Parcheggi, verde pubblico, servizi cimiteriali sono gestiti in house dal settore pubblico non solo in Italia (paese notoriamente statalista) ma anche in paesi molto più liberali. Quindi no, se me lo chiede non vedo la necessità di molte altre vendite su Ferrara Tua. Così come gli immobili comunali: un conto se non utilizzati, ma già in passato abbiamo assistito alla follia di comuni che vendevano immobili sedi di attività comunali per poi riaffittarli, col risultato paradossale di aumentare la spesa corrente.
Invece penso ancora, oggi come allora, che i comuni debbano dismettere le farmacie comunali e le quote delle multiutility. In questo ultimo caso in particolare, rimane un gigantesco conflitto di interesse: come fa un comune, attraverso gli organismi sovracomunali di regolamentazione, a garantire concorrenza e contendibilità se è socio di uno dei concorrenti e spesso tiene in piedi il bilancio grazie a quei dividendi?!
Opposizione e sindacati non paiono favorevoli alla vendita anche perché non si tratterebbe di un’azienda in perdita e perché si metterebbero a rischio posti di lavoro, se non nell’immediato almeno nel medio-lungo periodo. Come salvaguardare i posti di lavoro? Lasciare che questo servizio sia lasciato a privati secondo lei può portare a un ritorno per la città oltre alla immediata realizzazione della vendita?
Logica curiosa. Secondo costoro, mi pare di capire, vanno messe in vendita solo aziende strutturalmente in perdita. E chi avrebbe interesse, dunque, a comprarle?! E anche sui posti di lavoro, non ho mai capito questo tipo di critica. Se ci pensa, significa ammettere che la gestione pubblica mantiene in vita artificialmente – con le tasse dei cittadini – posti di lavoro che in realtà non esistono. Di nuovo, l’ultima volta che ho controllato non mi pareva che il ruolo del pubblico fosse questo: ma semmai creare le condizioni di attrattività di un territorio affinché gli investimenti privati possano aumentare, e con essi i posti di lavoro.
Riguardo al ritorno per la città, dipende da cosa si decide di fare con il ricavato. Ai miei tempi con la vendita di alcune azioni Hera riducemmo il debito, e con la rata risparmiata sulla parte corrente potenziammo gli asili nido.
L’assessore Fornasini parla invece della necessità di vendere ora che l’azienda è sana, evitando una “svendita” quando ci saranno passivi. Non è possibile mantenere in casa un servizio mantenendolo competitivo? Gli ultimi bilanci, seppur in calo, non sono in perdita.
Come dicevo, ho sempre sostenuto che il compito del settore pubblico (sia lo Stato, una Regione o un Comune) non sia quello di fare l’imprenditore. Ma di gestire al meglio, anzi in modo eccellente, le tante cose che in una società moderna può fare solo il settore pubblico. Per uno Stato, cose come la giustizia, la sicurezza, l’ordine pubblico, la sanità, la scuola, il funzionamento delle istituzioni e tanto altro ancora; per un Comune, quello che le ho detto in precedenza.
Negli ultimi anni Amsef ha speso circa 770mila euro per sponsorizzare eventi del Comune. Non si sarebbero potuti investire – al netto di quello fatto per la Funeral Home che rimarrà di proprietà comunale – per rendere l’azienda più competitiva?
Ma sa, a rigore – se proprio vuole fare l’imprenditore – i profitti di un’azienda pubblica dovrebbero essere reinvestiti nel migliorare il servizio o abbassare i prezzi (e’ ad esempio la questione che con Carlo Calenda stiamo ponendo sui mega utili delle grandi società delle reti). Nel caso specifico, il comune di Ferrara ha ritenuto di dover invece usare quelle risorse per altri scopi secondo loro di interesse pubblico; su cui però non posso esprimere una opinione informata perché da molti anni non seguo più così in dettaglio le vicende politiche ferraresi.
Per chiudere il cerchio torniamo sulla questione investimenti. Entro il 31 dicembre del 2026 dovranno essere utilizzati i fondi del Pnrr, poi la possibilità di spesa dei comuni in opere calerà drasticamente. Oggi qual è il suo giudizio in merito a come sono stati spesi i fondi europei a Ferrara? E nel caso si vendesse un’azienda come Amsef reinvestendo gli introiti in opere non utili alla crescita economica di Ferrara il suo giudizio cambierebbe?
Di nuovo, non mi sento in grado di dare un giudizio specifico su Ferrara. Non solo perché non ho seguito a sufficienza, ma anche perché invecchiando ho accumulato molta insofferenza verso chi se ne sta lontano a fare altre cose e ogni tanto alza il ditino. Le posso fare però un discorso generale: temo che quando andremo a fare il bilancio di cosa è stato il Pnrr, emergerà un quadro molto diverso da quello che speravamo fosse quando nel luglio 2020 l’UE decise questo passo storico.
Negli ultimi mesi mi capita sempre più di vedere rifacimenti di piccoli borghi, di piazze comunali, piste ciclabili, sfalci di erba. Tutte cose nobili, ma per cui esistono già fondi a sufficienza: non c’era bisogno di indebitare i contribuenti di Dussensorlf e di Helsinki (oltre naturalmente quelli italiani) per fare queste spese. Il Pnrr invece avrebbe dovuto essere – a Ferrara come in Italia – l’occasione per mettere mano ai nodi strutturali che da decenni determinano il nostro ritardo economico.
Temo alla fine che, accanto ad alcune cose buone, sia stata soprattutto una grande spartizione, per finanziare progetti che stavano nei cassetti. Dovrebbe far riflettere chi ancora pensa, commettendo secondo me un terribile e persistente errore, che un paese possa crescere solo tramite massicce iniezioni di spesa pubblica.
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