Cronaca
19 Dicembre 2025
Il pm Ciro Alberto Savino ha chiesto l'assoluzione per l'ex vicesindaco e il proscioglimento dell'ex sindaco

Fiera bis. La Procura: “Nessuna colpa per Modonesi e Tagliani”

di Davide Soattin | 3 min

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Scelte processuali diverse, ma richieste sostanzialmente identiche per la Procura di Ferrara. Al termine della propria requisitoria nell’udienza preliminare del processo Fiera bis, venerdì (19 dicembre) mattina, il pm Ciro Alberto Savino – titolare del fascicolo di indagine – ha chiesto l’assoluzione per Aldo Modonesi e il proscioglimento per Tiziano Tagliani, ex vicesindaco e sindaco di Ferrara. Il primo nella legislatura dal 2015 al 2019, il secondo dal 2009 al 2019.

Modonesi infatti, nella precedente udienza preliminare davanti al gup Andrea Migliorelli, aveva optato per il rito abbreviato, chiedendo di essere giudicato sulla base degli atti d’indagine, mentre Tagliani aveva deciso di affrontare la discussione dell’udienza preliminare con rito ordinario. Alla luce delle valutazioni svolte, il pubblico ministero ha ritenuto che per entrambi – difesi dagli avvocati Riccardo Caniato e Filippo Maggi – non siano ravvisabili profili di responsabilità.

Sono stati invece chiesti 1 anno e 8 mesi di condanna con pena sospesa – sempre dietro rito abbreviato – per Sandro Mantovani, ex delegato di AeC, mentre per tutti gli altri quattro imputati nel procedimento – vale a dire il progettista dei lavori Davide Grandis, Filippo Parisini (ex presidente di Ferrara Fiere), Gian Domenico Leprini (consulente per l’impiantistica di AeC) e Stefano Zaccarelli, ex presidente di AeC – è stato chiesto il rinvio a giudizio con proscioglimento per prescrizione di alcune condotte.

 A difendere Filippo Parisini è l’avvocato Claudio Maruzzi, che afferma: “Confidiamo di poter dimostrare che Filippo Parisini meriti il pieno proscioglimento ad esito dell’udienza preliminare, non avendo dato alcun contributo sostanziale alla parte strettamente tecnica della gara d’appalto. Lo stesso pm ha riconosciuto peraltro che il passaggio dalla procedura Fenice alla Sfinge, condiviso da tutti i protagonisti della vicenda, non ha prodotto alcun danno, ammissione che, a mio parere, destruttura l’intera accusa. Parisini – ha chiuso il legale difensore – ha sempre operato nell’esclusivo interesse della Fiera di Ferrara, avendo come unico obiettivo la sua messa in sicurezza e la sua efficienza operativa“.

I sette sono accusati – a vario titolo – di truffa ai danni dello Stato, abuso d’ufficio, falso, turbativa d’asta, frode e corruzione.

I fatti finiti al centro dell’inchiesta girano attorno ai quasi 5 milioni di euro elargiti dalla Regione Emilia-Romagna per la ristrutturazione dei padiglioni fieristici e dei danni strutturali subiti con il terremoto del 2012. Ma il problema è che quei danni, secondo la Procura di Ferrara, in realtà, non c’erano mai stati. Secondo gli inquirenti, infatti, i lavori sarebbero stati assegnanti alla AeC, pilotando la gara d’appalto, e portati avanti sulla base di alcune presunte false attestazioni sui danni subiti dalla struttura e sull’avanzamento del cantiere.

Il processo tornerà in aula il 16 gennaio, quando la palla passerà alle difese.

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