Spettacoli
18 Dicembre 2025
Appuntamento martedì 23 dicembre alle 21 in Sala Estense

La rassegna “The Big Dreamer” si chiude con trent’anni di corti e invenzioni di David Lynch

di Redazione | 2 min

Leggi anche

La rassegna “The Big Dreamer – Il cinema di David Lynch” si chiude martedì 23 dicembre, alle 21, in Sala Estense con un programma di corti che attraversa trent’anni di invenzioni: dagli esperimenti universitari alle derive web, tra animazione, performance, video e televisione. Una mappa compatta per capire come nascono le immagini di Lynch: il suono come allarme, il corpo come enigma, la gag come corto circuito del reale.

Il percorso si apre con Six Men Getting Sick (Six Times) (1967), un ‘animazione dipinta di quattro minuti in loop: sei figure, una sirena, il disgusto che diventa metronomo visivo. È il primo film di Lynch e già un manifesto di poetica.

Seguono The Alphabet (1969), incubo sillabato che mette a nudo l’alfabeto come dispositivo d’ansia, e The Grandmother (1970), favola nera in cui un bambino “coltiva” una nonna per salvarsi da un ambiente ostile: stop-motion, live action e suono lavorano come materia tattile.

Con The Amputee – nelle due versioni, girate per testare diversi supporti video – Lynch mette in scena Catherine Coulson che scrive una lettera mentre una medicazione degenera in perturbante slapstick. È un esercizio minimo, ma decisivo, sul rapporto tra gesto, rumore e visione.

Arrivano poi gli anni del set “a consegna”: per Lumière (1995), il contributo di Lynch al progetto “Lumière et compagnie”, il regista usa la storica macchina dei fratelli Lumière per una breve, sinistra scena di polizia e famiglia, in The Cowboy and the Frenchman (1988) gioca con gli stereotipi culturali in chiave farsesca, anticipando certe pieghe grottesche di Twin Peaks.

Chiusura con Dumbland (2002), otto micro-episodi d’animazione grezza, scritti e doppiati dallo stesso Lynch, dove la violenza quotidiana è ridotta all’osso e l’assurdo si fa cartone rantolante. Una risata che raschia, volutamente “povera” nella linea e nel suono.

Non è un “contorno” a Mulholland Drive: è l’officina. Qui si vede come Lynch costruisce i suoi strumenti – ritmo, rumore, off, maschere – e come li porta poi nel lungo. Un’occasione rara di riascoltare all’origine il suo lessico.

Grazie per aver letto questo articolo...

Da 20 anni Estense.com offre una informazione indipendente ai suoi lettori e non ha mai accettato fondi pubblici per non pesare nemmeno un centesimo sulle spalle della collettività. Il lavoro che svolgiamo ha un costo economico non indifferente e la pubblicità dei privati non sempre è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge e, speriamo, ci apprezza di darci un piccolo contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di ferraresi che ci leggono ogni giorno, può diventare fondamentale.

 

OPPURE se preferisci non usare PayPal ma un normale bonifico bancario (anche periodico) puoi intestarlo a:

Scoop Media Edit
IBAN: IT06D0538713004000000035119 (Banca BPER)
Causale: Donazione per Estense.com