Portomaggiore
17 Dicembre 2025
Nuovo servizio di Quarta Repubblica. Da un matrimonio combinato in Pakistan alla prigionia in casa propria, oggi vive nascosta con i figli: "Chiedo solo una casa di emergenza, hanno cercato di uccidermi"

Tredici anni di violenze. Le telecamere di Rete 4 tornano a Portomaggiore

di Redazione | 3 min

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Portomaggiore. Una vita di soprusi, umiliazioni e privazioni. È la storia di Mira (nome di fantasia), 34enne donna pakistana giunta in Italia dopo un matrimonio combinato, vittima per tredici anni di violenze all’interno della propria famiglia. La sua testimonianza – già raccontata lo scorso febbraio da Estense.com – è stata raccolta e trasmessa anche da Quarta Repubblica, programma Mediaset di Rete 4, durante la puntata di lunedì 15 dicembre, mettendo in luce la crudeltà subita dal clan familiare con cui era stata costretta a vivere.

Dopo il matrimonio forzato in Pakistan, Mira si era trasferita con la famiglia allargata a Portomaggiore, nel Ferrarese. Secondo quanto racconta, sarebbe stata costretta per tredici anni a servire tutti, senza diritti, sottoposta a insulti e umiliazioni da marito, suoceri e cognati Doveva chiedere scusa in ginocchio, poteva usare solo il bagno fuori dall’abitazione e dormiva in uno sgabuzzino senza porta. Costretta anche a una seconda gravidanza non desiderata per motivi di salute, subiva punizioni fisiche e violenze sessuali.

Durante i tredici anni di vita coniugale, la presunta vittima avrebbe potuto fare rientro in Pakistan solamente quattro volte, l’ultima nel giugno 2022, quando scoprì che la famiglia del marito aveva progettato di non farla rientrare in Italia, affinché lui potesse sposarsi con l’amante. Anche la figlia avrebbe dovuto restare in Pakistan perché, secondo i piani, avrebbe dovuto contrarre un matrimonio combinato e, poiché femmina di 11 anni, già all’epoca doveva essere avviata alla vita da casalinga.

La donna però non si lasciò prendere dal panico e decise di rientrare in Italia con i figli. Prima di farlo però, mentre ancora era in Pakistan, decise di contattare via mail il Centro Donna Giustizia di Ferrara che, una volta rientrata, la prese in carico, mettendola in una struttura protetta. Dopodiché, agli inizi di gennaio 2023 decise di sporgere denuncia, facendo partire le indagini.

Grazie a due denunce e a un processo in corso per maltrattamenti, Mira e i figli sono riusciti a salvarsi, entrando nel programma di protezione per donne vittime di violenza. Attualmente vivono in una casa protetta in anonimato. Ma anche qui le difficoltà non finiscono: il Comune di Portomaggiore – dice la trasmissione – ha cancellato la sua residenza, causando la perdita di diversi lavori e mettendo a rischio la permanenza nella struttura protetta. “Senza residenza non trovo lavoro,  il permesso di soggiorno mi sta scadendo e l’assegno unico non c’è. Chiedo solo una casa di emergenza, sono sicura che loro vorranno uccidermi”, conclude Mira.

Il sindaco Dario Bernardi, intervistato dalla giornalista di Quarta Colonna, ha spiegato che la famiglia è in carico ai servizi sociali dal settembre 2022. Sulla questione della residenza, Bernardi ha aggiunto sul suo profilo social che la cancellazione era dovuta “alla impossibilità di iscrivere la persona dato che si trova in una residenza segreta” e ha precisato che il problema è stato risolto, ribadendo che la richiesta di aiuto della donna “non è caduta nel vuoto” e che “eventuali campagne di denigrazione non possono oscurare il lavoro dei servizi sociali”.

Sulla vicenda interviene anche Alessandro Balboni, presidente provinciale di Fratelli d’Italia, che sottolinea come il servizio confermi le preoccupazioni del partito sulla violenza subita dalle donne all’interno di comunità straniere e denuncia la mancata risposta dell’amministrazione locale: “Serve un modello diverso per Portomaggiore, che non può continuare a voltarsi dall’altra parte”.

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