Lagosanto
13 Dicembre 2025
Si allarga l'inchiesta della Procura di Ferrara con l'iscrizione di due biotecnologhe. Aumenta anche il numero delle coppie offese seguite dal Centro

Inchiesta Pma. Altri due sanitari indagati

di Davide Soattin | 3 min

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Lagosanto. Si allarga ancora di più l’inchiesta per lo scandalo al Centro di Procreazione Medicalmente Assistita dell’ospedale di Lagosanto. La Procura di Ferrara infatti, oltre ai sei sanitari già finiti nelle carte dell’indagine, ha iscritto nel registro degli indagati altre due biotecnologhe dell’Unità Pma. Entrambe attualmente non risultano più essere in servizio al Delta: una lo è stata fino a dicembre di due anni fa, l’altra fino a maggio scorso.

Per le due nuove indagate, l’ipotesi formulata è duplice: omissione di atti d’ufficio e falso ideologico.

In particolare, in concorso con gli altri sei indagati, la Procura – questo il quadro accusatorio che è stato ricostruito dagli inquirenti – contesta loro il non aver eseguito i controlli di fertilizzazione il giorno dopo il prelievo degli ovociti, soprattutto nei venerdì e nei prefestivi. Questi controlli sarebbero però stati comunque attestati come effettuati nel database Fertilab e nelle cartelle cliniche delle pazienti che erano state prese in carico dal Centro di Procreazione Medicalmente Assistita.

L’inchiesta, che ha portato gli inquirenti a scoprire presunte false attestazioni nelle cartelle cliniche, mancato rispetto delle linee guida e, nel caso più grave, anche un procurato aborto, parla ora di otto indagati, vale a dire il responsabile dell’unità operativa, l’ex e l’attuale responsabile del Laboratorio, la manager/embriologa della qualità e quattro biotecnologi. Due di questi – operativi fino allo scorso luglio – erano finiti sotto indagine ancora prima delle colleghe iscritte per ultime.

La posizione più delicata – al momento – è quella del responsabile della Pma, a cui la Procura contesta l’aver indotto una paziente ad abortire dietro l’inganno. Secondo l’accusa, nel marzo 2023, l’indagato avrebbe impiantato per sbaglio a una paziente l’embrione di un’altra donna e, per rimediare a quell’errore, le avrebbe fatto credere che l’impianto non fosse andato a buon fine perché l’embrione era rimasto nel catetere utilizzato. Le avrebbe quindi somministrato un farmaco che le avrebbe spiegato essere necessario per la “pulizia” dell’utero in modo da poter predisporre un nuovo tentativo, ma che in realtà sarebbe stato funzionale all’aborto, senza però che la paziente ne fosse a conoscenza.

Il tutto – sempre secondo la Procura di Ferrara – compilando in modo non veritiero la cartella clinica.

Ma non solo, il responsabile risulta indagato pure per aver attestato nell’aprile scorso e nel marzo 2023 l’avvenuto impianto di embrioni in due pazienti, che invece non sarebbe mai stato effettuato, e per aver inserito nella cartella clinica di due pazienti un’ecografia mai eseguita. A lui viene anche addebitato l’aver attestato falsamente, nelle compilazione delle cartelle cliniche relative a due coppie di pazienti, fatti non corrispondenti alla verità a settembre 2022 e lo scorso aprile.

Oltre al numero degli indagati, sale anche quello delle persone offese. In totale ora sono nove le coppie in cerca di gravidanza che – durante queste settimane – hanno scelto di affidare la loro delicata situazione in mano agli avvocati per tutele e chiarimenti.

Date le due nuove iscrizioni e le nuove persone offese, la pm Barbara Cavallo ha sospeso gli accertamenti tecnici irripetibili informatici e medico legali in modo tale da poter permettere eventualmente alle parti di parteciparvi tramite la nomina di un consulente di parte.

Il nuovo conferimento di incarico è fissato per mercoledì 17 dicembre, quando saranno nominati gli ingegneri Giuseppe Montagnola e Michele Sacchetti per analizzare la copia forense dei dispositivi sequestrati al responsabile del Centro, mentre i medici legali Paola Viganò e Roberto Testi, attraverso visite e analisi, dovranno anche accertare – tra i vari profili da indagare – se le pazienti abbiano riportato lesioni a causa di condotte inappropriate.

Intanto la Procura aspetta che il collegio del tribunale di Ferrara decida sull’appello presentato dalla stessa sostituta procuratrice circa il sequestro preventivo degli embrioni conservati al Centro Pma, dal momento che il gip Giovanni Solinas aveva rigettato in prima istanza la richiesta avanzata dalla pm Barbara Cavallo.

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