Economia e Lavoro
12 Dicembre 2025
Il sindacato si oppone a una manovra finanziaria che "non dà risposte a chi in questo paese veramente fatica ad arrivare alla fine del mese"

Sciopero. Cgil contro “la folle economia di guerra”

di Pietro Perelli | 4 min

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Non sono quattro gatti, come appare scritto in un cartello, sono circa 300 i manifestanti chiamati a raccolta dalla Cgil di Ferrara in piazzale Medaglie d’Oro per la giornata di sciopero nazionale convocata per dire no al riarmo e “a una manovra finanziaria profondamente ingiusta”.

Ad aprire e chiudere gli interventi è Lara Ghiglione, segretaria confederale della Cgil, affiancata da Veronica Tagliati, segretaria Cgil Ferrara, e dalla segreteria confederale: Antonella Zambonati, Marco Blanzieri e Fabrizio Tassinati. Interventi in collegamento dalle piazze di tutta Italia che a Ferrara si fanno in un luogo simbolo, a lato del vecchio ospedale, oggi Casa della Salute. “Un diritto, quello alla salute, – spiega Blanzieri – che non è più un diritto per le donne e gli uomini di questo Paese con la spesa in percentuale al Pil sulla sanità che si attesta ai livelli più bassi in Europa”.

Ghiglione parla di una legge di bilancio che “non dà risposte a chi in questo paese veramente fatica ad arrivare alla fine del mese”, alle “lavoratrici, lavoratori, pensionati e pensionate” ma anche a quei giovani che vogliono “poter immaginare un futuro nel proprio territorio e nel proprio Paese”.

Centinaia di migliaia di giovani – aggiunge – ogni anno lasciano il nostro Paese. Giovani laureati, intelligenze, fantasie, che potrebbero dare un contributo fondamentale ma mancano investimenti sul loro futuro”. Investimenti che mancano anche “dal punto di vista delle politiche abitative che stanno diventando un problema enorme”.

Ghiglione sottolinea quindi come la “presenza fisica delle persone nelle piazze non è mai un fatto banale”. “Vuol dire – spiega – che abbiamo deciso di non rimanere a lamentarci a casa, di non voler subire, di non aspettare che qualcuno risolva i problemi al nostro posto. Oggi le nostre piazze dimostrano che nel paese c’è ancora una comunità che si assume la responsabilità di dire io ci sono, io partecipo, io rivendico”.

E oggi lo hanno fatto “in una giornata molto particolare per il nostro Paese”. “Oggi – ricorda – ricorre il 56esimo anniversario dalla strage di piazza Fontana e questo dice una cosa chiara: non ci hanno fermato allora, non ci fermeranno oggi e neppure domani”.

Una piazza che si schiera contro “la folle economia di guerra”, come dice il delegato Fiom Luca Zampini. Il delegato ricorda i progetti di aumento della spesa militare al 5% del Pil mentre “i salari sono sempre più bassi” e “ai lavoratori e ai pensionati si lasciano solo briciole”.

Chiara Nuzzi arriva dal flash mob delle educatrici in piazza Municipale denunciando come “la scuola non sia più una priorità per lo Stato”. “I bambini – dice – non sono i cittadini di domani, sono cittadini fin da quando nascono” e per questo chiede “meno soldi per riarmo e guerra ma più soldi per insegnare ai bambini la pace e il rispetto reciproco”. “Un paese che investe nell’infanzia – conclude – è un paese che sceglie la democrazia“.

“Precaria, senza fondi e senza futuro” è anche la ricerca. Ed è con queste parole che la descrive Giulio Mezzadri (Adi) ricordando che l’istruzione universitaria è “costruita sulle spalle dei precari” e che “mancano le risorse necessarie per sostenere un sistema organico e strozzato.

Silvia Montagnoli (Filcams Cgil) ricorda come in Italia “ogni tre giorni una donna viene ammazzata all’interno delle mura domestiche” e che “circa la metà dell’occupazione femminile è in posti cruciali ma sottopagati”. Una doppia violenza perché una donna in situazioni economiche precarie “non riesce ad allontanarsi dall’uomo violento”. “Servono scelte politiche che tutelino e aumentino i salari” affinché il lavoro diventi “un arma per essere indipendenti e autonome”.

A rivendicare aumenti sono anche i pensionati con il segretario Sandro Arnofi che ribadisce anche come “l’ultima delle nostre priorità sia quella di andare verso un’economia di guerra”.

Parla di “una legge di bilancio senza una visione” Christian Bonazzi della Filctem, fatta “da un governo inadeguato” che “scarica i tagli sui cittadini evitando il vero problema: i salari bassi”. Esempio lampante lo indica in Eni, “una partecipata che si comporta come un qualsiasi fondo di investimento privato” mentre “il governo applaude, tace o, peggio ancora, fa finta di non vedere”. Così la chimica, in Italia come a Ferrara, “è destinata a morire”.

“Il Polo chimico – conclude – dà lavoro a migliaia di persone tra dipendenti e indotto e ogni volta che Eni tira il freno per qualcuno qui si spegne la luce. Ferrara non può permettersi la passività del governo“.

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