di Emanuele Gessi
Per quantificare l’impatto delle distruzioni operate dalle forze armate dello stato di Israele sul patrimonio culturale palestinese, il docente Alberto Andreoli – durante la conferenza “La punizione collettiva di Gaza” da lui tenuta in biblioteca Ariostea il 10 dicembre – ha proposto una ricognizione dei siti culturali colpiti dagli esiti distruttivi della guerra.
“Una distruzione sistematica di un patrimonio culturale formatosi nel corso di circa 5 mila anni, ora masse di detriti e rovine, una perdita per l’intera umanità”, ha detto Andreoli, citando le parole di Hamdan Taha, archeologo e accademico palestinese, per inquadrare la situazione.
Parlando di cifre, sono almeno 114 i beni di rilevanza culturale che sono stati danneggiati o distrutti, in due anni di conflitto, secondo la rilevazione Unesco dello scorso ottobre.
Fra questi, nel corso della conferenza, è stato evocato il valore storico e artistico della Grande Moschea Omari (distrutta nel 2023) e della piccola moschea di Katib Wilaya, del monastero cristiano di St Hilarion e della chiesa cristiano ortodossa di San Porfirio. Luoghi celebrati per la loro storia antica, ora vittime dei bombardamenti.
L’iniziativa, a cura della Società Dante Alighieri – Comitato di Ferrara APS, ha fatto parte dei cicli di incontri Archeologia in Biblioteca e Non solo arte. Conversazioni di storia dell’arte a Palazzo Paradiso.
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