Politica
11 Dicembre 2025
Il M5S provinciale denuncia la trasformazione energetica del territorio ferrarese e chiede un confronto politico sul futuro dell’agricoltura

“La campagna che non vogliamo”

di Redazione | 3 min

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La progressiva riconversione dei terreni agricoli della provincia di Ferrara in aree destinate alla produzione energetica preoccupa il Movimento 5 Stelle, che in una presa di posizione articolata lancia un allarme sulla perdita di vocazione agricola del territorio e sui rischi ambientali connessi alla proliferazione di impianti e infrastrutture non legate alle colture tipiche locali.

Secondo il M5S, il paesaggio rurale ferrarese sta subendo una pressione crescente: “Impianti a biogas in proliferazione su tutto il territorio provinciale, campi di pannelli fotovoltaici che sostituiscono frutteti e ora tornano le trivellazioni alla ricerca di idrocarburi”. Una trasformazione repentina che, come sottolineano, sta mutando la campagna in “un gigantesco hub energetico”, alimentato da investimenti di grandi gruppi multinazionali o fondi stranieri e con ricadute pressoché nulle sulle comunità locali.

Il movimento critica in particolare l’espansione degli impianti di biogas e biometano che, al di là della retorica dell’economia circolare, generano — afferma la nota — “una pesante movimentazione delle materie prime in entrata e del biodigestato in uscita con un grave aumento del traffico sulle strade” e un conseguente incremento di rischio e inquinamento. L’arrivo dai territori limitrofi di liquami e reflui zootecnici renderebbe inoltre non credibile l’etichetta di processo “sostenibile”, ponendo il modello in conflitto con alcune misure agroambientali europee.

Accanto agli impianti a biogas cresce anche il fenomeno dei parchi fotovoltaici a terra. Il M5S evidenzia che nell’area tra Argenta e Portomaggiore “a dicembre 2024, le richieste di installazione […] riguardavano un’area complessiva di 1.000 ettari”, con già “700-800 ettari” previsti o autorizzati. Progetti di grandi gruppi internazionali, non locali, che secondo il movimento generano compromissione paesaggistica — “altezza di 6 metri degli specchi” — e potenziali squilibri in un’area riconosciuta come delicata sotto il profilo idrogeologico.

A completare il quadro, il ritorno delle trivellazioni per la ricerca di idrocarburi. Il movimento cita gruppi come Aleanna Italia, “una società americana con sede in Texas”, impegnata in investimenti significativi nella Penisola, ed Exploenergy, controllata da Cadogan Energy Solutions, attiva nell’esplorazione dell’intera “Po Valley”. Nella nota, il M5S evidenzia come Aleanna dichiari apertamente di “essere protagonista anche nel biometano” con “quasi 100 progetti” in pipeline, a conferma di un approccio integrato tra fossili e rinnovabili che il movimento giudica incoerente con gli obiettivi ambientali.

Le trivellazioni, osserva il M5S, “non hanno nemmeno una giustificazione in campo ecosostenibile, trattandosi di gas fossile”, e rappresentano l’ennesimo esempio di come “a ogni principio nato su giuste basi, come quello della transizione energetica […] fa seguito una speculazione che si traduce in svantaggio ambientale e danno sanitario per le popolazioni”.

Per questi motivi, il Movimento 5 Stelle provinciale annuncia il proprio sostegno alle iniziative dei comitati e la volontà di promuovere “un dibattito con tutte le forze politiche sul futuro del nostro territorio agricolo”, con l’obiettivo di restituire centralità al settore primario ferrarese e impedire che la transizione energetica si trasformi in un processo di snaturamento del paesaggio rurale e di marginalizzazione delle economie agricole locali.

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