Attualità
10 Dicembre 2025
Uno spettacolo teatrale al CTU per Vittorio Arrigoni. Al termine è previsto un incontro con la madre Egidia Beretta

Faranno il deserto e lo chiameranno pace

di Redazione | 2 min

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Pacifisti e nonviolenti vengono trattati quotidianamente con grande sufficienza (quella che si riserva ai bambini), oppure con somma indifferenza. Alle cose serie ci penseranno – chi è che non lo sa – le persone serie.

Che i nonviolenti possano essere proposti alle giovani generazioni come figure di riferimento è solo una battuta, eppure non fa ridere.

Giusto nella scuola primaria è ammissibile usare Gianni Rodari come strumento antimilitarista – ma sono filastrocche. Alle scuole medie chi maneggia Brecht o Anders, o Capitini o Lorenzo Milani (un prete) forse deve farlo con cautela.

Poiché la stampa è uno spazio libero ci prendiamo la libertà di parlare di Vittorio Arrigoni: e lo facciamo perché questa sera va in scena al CTU lo spettacolo teatrale “Vittorio Arrigoni a Gaza” di Gianluca Foglia “Fogliazza”, con le musiche (dal vivo) di Emanuele Cappa.

Per chi vuole conoscere la figura di Vittorio Arrigoni ci sono almeno due testi importanti: Vittorio Arrigoni, “Gaza. Restiamo umani”, manifestolibri 2011; Egidia Beretta Arrigoni, “Il viaggio di Vittorio”, Baldini Castoldi 2012.

Il primo raccoglie i suoi articoli (scritti da Gaza), il secondo è il racconto della madre (e questa sera Egidia Beretta sarà presente a teatro e alla fine dello spettacolo dialogherà con il pubblico).

Dal primo articolo Guernica in Gaza («Il manifesto», 27 dicembre 2008) presente nell’antologia che abbiamo citato riportiamo poche frasi: “Il mio appartamento di Gaza dà sul mare”; “dalla mia finestra si è affacciato l’inferno”; “ci siamo svegliati sotto le bombe”; “una strage senza precedenti”; “una Guernica fuoriuscita dalla tela”; “un’immensa prigione a cielo aperto”; “faranno il deserto e lo chiameranno pace”; “il silenzio del mondo civile” (Sara Cimmino presta la sua voce nella lettura integrale nell’articolo sul sito di Pagine Esteri).

Sono frammenti di un puzzle che riusciamo a ricostruire con facilità – e potremmo partire da un termine qualsiasi (inferno, prigione, bombe). I due riferimenti colti (“Guernica” di Picasso e Tacito, “La vita di Giulio Agricola”) sono la cornice appropriata nella quale inquadrare, secondo Arrigoni, il presente di Gaza: andando per le spicce potremmo tradurre con i termini “imperialismo romano” e “ferocia nazista”.

Delle volte ci sfugge che quelli che sono argomenti per le tesi di laurea rappresentano il destino concreto di molti di noi. Ma se è vero che è unicamente per i disperati che è data a noi la speranza, restare umani è già qualcosa.

Ed è l’eredità di Arrigoni .

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