Politica
6 Dicembre 2025
Presidio davanti alla Prefettura di Ferrara contro il decreto di espulsione del ministro Piantedosi

In strada per l’imam di Torino Shahin

di Redazione | 3 min

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Una partecipazione contenuta nel numero ma calorosa, quella dei trenta manifestanti che ieri sera, venerdì 5 dicembre, hanno animato il presidio davanti alla Prefettura di Ferrara, in solidarietà dell’imam di Torino Mohamed Shahin, con interventi al microfono, cori e torce fumogene rosse e verdi.

A prender parola è stato Adam Sami di Ferrara per la Palestina. “Siamo qui per manifestare la nostra rabbia – ha esordito – di fronte a un abuso di potere e una violazione brutale di quello che è lo Stato di diritto in questo Paese”.

Sami ha proseguito facendo il punto sulle ragioni per cui a Ferrara e in molte altre città italiane si sta scendendo in piazza a sostegno di Shahin.

La vicenda è imperniata sul decreto di espulsione ordinato dal ministro dell’interno Matteo Piantedosi in seguito alle parole con cui l’imam, quest’anno, nel corso di una manifestazione a Torino, aveva inquadrato l’attacco del 7 ottobre 2023 non come una azione, ma come una reazione ad anni di occupazione israeliana dei territori palestinesi.

Le motivazioni addotte dall’ordinanza sono state ricordate dallo stesso Sami: “Shahin è stato definito pericoloso per la sicurezza dello Stato, portatore di un’ideologia fondamentalista, di matrice antisemita e messaggero di posizioni incompatibili per la sicurezza nazionale. Accuse del tutto inconsistenti, strumentali e volte all’intimidazione degli esponenti delle comunità musulmane in Italia”.

Riferendosi al Centro di permanenza per i rimpatri di Caltanissetta, dove Shahin è stato immediatamente trasferito il 24 novembre dalle autorità, contestualmente alla revoca del permesso di soggiorno, Sami ha commentato: “È inquietante l’utilizzo dei Cpr come mezzo di repressione politica per allontanare il dissenso dove non può più dare fastidio”.

E ha aggiunto: “I Cpr, già strumento inumano, utilizzato negli ultimi trent’anni per fare la guerra ai migranti, ora torna utile come lager per dissidenti politici. Come monito per chiunque osi criticare il Governo e le sue posizioni politiche”.

Da Caltanissetta Shahin avrebbe dovuto essere espulso nel suo Paese d’origine, l’Egitto, ma tramite i suoi avvocati l’imam ha fatto pervenire una richiesta di protezione internazionale, il cui esito, inizialmente respinto, ora in fase di ricorso, sta dilatando le tempistiche.

“Se venisse deportato in Egitto rischierebbe il carcere, la tortura e perfino la morte, in quanto considerato un dissidente politico da al-Sisi (presidente della repubblica egiziana, ndr). Lo Stato italiano lo sa benissimo ma nonostante questo è determinato nel deportarlo. La stessa Procura di Torino ha affermato che il comizio incriminato a Shahin non è apologia di terrorismo, ma l’espressione di un pensiero”.

Sami ha fatto sapere che, così come a livello nazionale “il clero si è mobilitato per chiederne la liberazione e farsi testimone della buona condotta di Mohamed, tassello e risorsa fondamentale per il dialogo tra religioni”, anche a Ferrara il vescovo Gian Carlo Perego e l’imam della moschea cittadina, seppur non presenti di persona, “hanno voluto esprimere solidarietà e vicinanza” alla causa.

“Continueremo a lottare – ha concluso Sami – per un mondo più libero e per un mondo più giusto”, promettendo nuovi e continui presidi e manifestazioni in città.

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