Non sarebbe dovuto essere lì perché le direttive erano quelle di non occupare il piazzale con mezzi in manovra. Sono queste, in sintesi, le parole di chi stava guidando il carrello elevatore telescopico che ha schiacciato il piede del collega provocando la perdita di quattro dita.
È stato sentito durante l’udienza di ieri (2 dicembre) uno dei sette imputati nel processo per un serio infortunio sul lavoro che avvenne in un’azienda agricola di Fiscaglia il 25 gennaio del 2019. Sono tutti accusati – in cooperazione tra loro – di lesioni personali colpose. Si tratta del presidente del consiglio di amministrazione (87 anni), l’amministratore delegato (65 anni) e i due consiglieri (53 e 49 anni) di amministrazione della società, il responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione (62 anni), il dirigente preposto (64 anni) col compito di organizzare l’attività lavorativa e l’altro dipendente (42 anni) che era alla guida del carrello. L’operaio che era rimasto infortunato invece, dopo il risarcimento, non si è costituito parte civile nel processo.
A parlare davanti alla giudice Rosalba Cornacchia e al termine dell’esame del consulente della procura, è stato proprio il 42enne che ha ripercorso i fatti avvenuti in quegli istanti. Ha raccontato di essere molto concentrato sulla manovra, stava spostando due sacchi di concime da 500 chili l’uno, e che insieme al collega infortunato avevano riparato il sacco dal quale fuoriusciva una piccola quantità di concime.
Ha quindi supposto che il collega ha probabilmente visto che falla si era riaperta e per cercare di evitare la fuoriuscita del concime si è avvicinato troppo inciampando, finendo così con il piede sotto ruota.
Secondo la ricostruzione avanzata della Procura, il preposto – a inizio turno – aveva ordinato ai due dipendenti di spostare due sacchi di concime dal magazzino, per poi caricarli su un rimorchio. I due quindi avevano appeso il materiale a ognuna della due forche anteriori del muletto e l’operaio al volante aveva poi iniziato le operazioni di uscita dal magazzino. Operazioni che richiedevano particolare attenzione, dal momento che il portone di uscita dello stabile era particolarmente stretto rispetto al mezzo.
Nel mentre però, quando il carrello si trovava per metà ancora dentro al magazzino e per metà fuori, l’altro operaio – quello che poi rimase coinvolto nell’infortunio – si accorse della falla che si era aperta su un lato del saccone e tentò di tamponarla con la mano destra, piegandosi verso terra.
Il collega alla guida però – stando a quanto sostiene l’accusa – non si sarebbe accorto di quanto stava facendo e, proseguendo la manovra di uscita, avanzando, gli avrebbe fatto perdere l’equilibrio. L’uomo infatti, che in quel momento era appoggiato col proprio peso sul sacco, cadde accidentalmente e successivamente rimase intrappolato col piede sinistro sotto le ruote del carrello, riportando conseguentemente – dopo lo schiacciamento – la perdita di quattro delle cinque dita.
Ai sette imputati – ciascuno con sfumature diverse a seconda delle responsabilità previste dai ruoli ricoperti – gli inquirenti contestano l’inosservanza di leggi, regolamenti, ordini e discipline e – in particolare – il mancato rispetto delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro.
Si tornerà in aula il prossimo 13 marzo quando verranno sentiti gli altri testi.
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