Truffa bonus facciate. In quattro rinviati a giudizio
Sono stati rinviati a giudizio i quattro imputati nelle presunta maxi truffa del Bonus Facciate ai danni dell'Agenzia delle Entrate e di Poste Italiane per oltre 3,3 milioni di euro
Sono stati rinviati a giudizio i quattro imputati nelle presunta maxi truffa del Bonus Facciate ai danni dell'Agenzia delle Entrate e di Poste Italiane per oltre 3,3 milioni di euro
"Non sarebbe dovuto essere lì perché le direttive erano quelle di non occupare il piazzale con mezzi in manovra". Sono queste, in sintesi, le parole di chi stava guidando il carrello elevatore telescopico che ha schiacciato il piede del collega
Si è finto un agente della Polizia Postale, truffando circa 14mila euro a una 30enne ferrarese. Senza però aver prima fatto i conti con gli agenti della Squadra Mobile della Questura di Ferrara
Aveva asportato articoli per quasi 80 euro da una nota catena di negozi di via Zandonai, ma la guardia giurata l'ha pizzicata in flagrante
Una donna ferrarese di 57 anni, Susanna Zuffoli di Campotto di Argenta, durante la mattinata di martedì 2 dicembre, è morta in un tragico incidente stradale a Molinella, in provincia di Bologna, dopo che l'automobile su cui stava viaggiando è stata schiacciata da un camion
Lagosanto. Oltre ai consulenti informatici già incaricati, nell’inchiesta relativa al Cento di Procreazione Medicalmente Assistita dell’ospedale del Delta di Lagosanto, la Procura di Ferrara nominerà anche un medico legale. Il professionista avrà l’importante compito – attraverso l’analisi delle cartelle cliniche sequestrate e di ulteriore documentazione – di accertare eventuali profili di responsabilità che, allo stato attuale, gli inquirenti ipotizzano a carico dei sanitari coinvolti.
Quella all’interno della Pma infatti, secondo gli investigatori, è un’indagine “molto complessa” sia sotto gli aspetti tecnici che medico-scientifici. Proprio per questo motivo, tutti gli accertamenti tecnici irripetibili che verranno effettuati potrebbero avere un’importanza decisiva per chiarire il delicato quadro ricostruito fino a oggi dall’attività della Procura di Ferrara, dove non si esclude che il numero delle persone offese possa aumentare durante le prossime settimane.
In tutto sono sei i sanitari iscritti nel registro degli indagati, attualmente finiti sotto la lente degli inquirenti – a vario titolo – per false attestazioni nelle cartelle cliniche, mancato rispetto delle linee guida e, nel caso più grave, un procurato aborto. I nomi al centro dell’inchiesta sono quelli del responsabile dell’unità operativa, dell’ex e della attuale responsabile del Laboratorio, della manager/embriologa della qualità e di due biotecnologi che hanno lavorato nella struttura fino a luglio.
Tra tutte quelle ora al vaglio degli investigatori, la posizione più delicata riguarderebbe quella del responsabile della Pma, a cui la Procura contesta l’aver indotto una paziente ad abortire dietro l’inganno. Secondo l’accusa, nel marzo 2023, l’indagato avrebbe impiantato per sbaglio a una paziente l’embrione di un’altra donna e, per rimediare a quell’errore, le avrebbe fatto credere che l’impianto non fosse andato a buon fine perché l’embrione era rimasto nel catetere utilizzato. Le avrebbe quindi somministrato un farmaco che le avrebbe spiegato essere necessario per la «pulizia» dell’utero in modo da poter predisporre un nuovo tentativo, ma che in realtà sarebbe stato funzionale all’aborto, senza però che la paziente ne fosse a conoscenza. Il tutto – sempre secondo la Procura di Ferrara – compilando in modo non veritiero la cartella clinica.
Ma non solo, il responsabile risulterebbe indagato anche per aver attestato nell’aprile scorso e nel marzo 2023 l’avvenuto impianto di embrioni in due pazienti, che invece non sarebbe mai stato effettuato, e per aver inserito nella cartella clinica di una paziente un’ecografia mai eseguita.
A tutti e sei i sanitari indagati viene poi contestata l’omissione di atti d’ufficio perché – questa la ricostruzione della Procura – non avrebbero eseguito i controlli di fertilizzazione il giorno dopo il prelievo degli ovociti, soprattutto nei venerdì e nei prefestivi. Questi controlli sarebbero però stati attestati come effettuati nel database Fertilab e nelle cartelle cliniche delle pazienti che erano state prese in carico dal Centro, configurando così anche il reato di falso ideologico.
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