Accuse incrociate tra Balboni e Bernardi sul caso ‘Imam’
La polemica sul caso 'imam' di Portomaggiore è esplosa in un vero e proprio botta e risposta tra il senatore Alberto Balboni (FdI) e il sindaco Dario Bernardi
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Ci vorranno almeno sessanta giorni per il deposito degli esiti dell’autopsia e dei test tossicologici eseguiti ieri (lunedì 1° dicembre) sul 27enne Juda Eniezebata, il giovane di nazionalità nigeriana che mercoledì (26 novembre) sera, dopo essere uscito dalla caserma dei carabinieri di via del Campo, dove poco prima era stato sottoposto a un controllo, è stato stroncato da un malore improvviso in strada all’incrocio tra via Bologna e via Leonello Poletti, davanti agli occhi degli amici che proprio in quel momento erano insieme a lui.
Due le esperte a cui ieri pomeriggio il pm Andrea Maggioni ha conferito l’incarico per svolgere gli accertamenti, vale a dire il medico legale Margherita Neri – che la sera stessa della tragedia aveva eseguito un’ispezione cadaverica esterna – e la tossicologa Francesca Righini. La famiglia della vittima, rappresentata dall’avvocato Andrea Ronchi, ha nominato come proprio consulente di parte il medico legale Alessandra Bergonzini, e lo stesso hanno fatto i due carabinieri finiti sotto inchiesta, difesi dall’avvocato Denis Lovison.
Ampio il quesito formulato dagli uffici di via Mentessi che chiedono ai consulenti impegnati nelle operazioni di accertare i motivi che hanno determinato la morte del 27enne, senza tralasciare alcun aspetto che possa essere di aiuto alle indagini.
Stando alle informazioni raccolte, comunque, sul corpo del giovane non sono stati riscontrati evidenti segni di violenza, e al momento non sembrano esserci più di tanti dubbi sul fatto che sia stato stroncato da un malore accusato in strada, le cui cause però restano tutte da accertare. I racconti di alcuni testimoni fanno pensare a una probabile ipertermia – tanto che il giovane, per cercare sollievo, si sarebbe versato in testa dell’acqua presa da un amico in un minimarket vicino – seguita da convulsioni e vomito. Pare inoltre che poco prima del tragico episodio avesse ingerito dell’olio di palma, poiché sull’asfalto era stata rinvenuta una bottiglia rossa contenente quella sostanza: aspetto, anche questo, che comunque dovrà essere accertato dalle indagini.
L’ipotesi su cui sta indagando la Procura, iscrivendo nel registro degli indagati – come forma di garanzia – i due carabinieri, è quella di morte in conseguenza di altro reato. Attualmente però non è noto quale sia l’altro reato, anche se l’obiettivo degli inquirenti è quello di ricostruire la catena degli eventi con particolare riferimento alle modalità e alle ragioni per cui il 27enne è stato portato in caserma e poi controllato. Gli investigatori, infatti, non vogliono tralasciare alcun dettaglio al fine di ottenere un quadro chiaro e trasparente della vicenda che vada dal momento in cui il giovane è stato fermato e sottoposto al controllo all’interno degli uffici del comando provinciale fino a quando, poco dopo esserne uscito, ha iniziato ad accusare i primi sintomi del malore.
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