Attualità
1 Dicembre 2025
Quattro anni di galera per aver partecipato a un corteo per la Palestina. La storia di Tarek in un testo di Zerocalcare

Per Tarek, ovvero usare Zerocalcare come libro di storia

di Redazione | 5 min

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Era previsto per venerdì scorso (21 novembre 2025) il ricorso per la vicenda di Tarek, condannato in primo grado a 4 anni e 8 mesi per i disordini durante la manifestazione del 5 ottobre 2024 (piazzale Ostiense, Roma).

La vicenda non ha fatto scalpore – forse perché il protagonista è tunisino e la manifestazione in questione riguardava la Palestina. Sull’iter processuale torniamo in chiusura – qui ci soffermiamo su altri aspetti.

Una delle fonti per la vicenda è, ancora una volta, Zerocalcare: bisogna dire “ancora una volta” perché il G8, la questione curda, il mondo carcerario, la vicenda Ilaria Salis sono argomenti che possiamo studiare “anche” con i disegni (e i testi) di Michele Rech.

Per Tarek abbiamo a disposizione la graphic novel La vendetta di Polifemo (uscito mesi fa su “Internazionale”, ora è distribuito nei centri sociali/librerie di area libertaria).

Segnaliamo “La vendetta di Polifemo” perché la vicenda di Tarek, significativa in prima battuta per quanto riguarda il tema “carcere in Italia”, è in ogni caso importante in sé e per sé (sulla fragilità dei capi di imputazione l’avvocato Leonardo Pompili ha avuto parole molto chiare); come è importante, è quasi volgare doverlo sottolineare, l’argomento “Gaza” (dentro cui sta Tarek); ma in più Zerocalcare ne approfitta per tracciare un quadro della società italiana – dentro la quale stiamo tutti e tutte noi.

Nel fumetto compare perfino Ferrara (anche se solo di sfuggita: è la striscia riprodotta sopra) – dunque abbiamo un motivo in più per dedicargli un po’ di spazio.

UNA STORIA A PIÚ STRATI

Zerocalcare prende un singolo episodio e lo inserisce dentro una cornice ben più ampia. In questo caso intrecciate ai suoi “disegnini” ci sono considerazioni che toccano almeno tre tematiche diversi:

  • la gestione (da parte delle istituzioni) delle manifestazioni di piazza (“comprimi, reprimi, asfissia”: “e avrai gli scontri”);

  • il “confronto pubblico” sui social dopo le manifestazioni (un registro che scade facilmente su versanti volgari con osservazioni che possiamo definire “stravaganti”: [p.5]);

  • la ricostruzione della vita di Tarek.

Se la vicenda di Tarek è chiaramente il punto di partenza (tanto più rilevante perché è una vicenda “che non racconta nessuno”) il testo non vuol essere la biografia di un migrante (in Italia dal 2008, un matrimonio, due figli, poi un momento di crisi, i farmaci, la vita in strada, il carcere).

A monte di tutto c’è “Gaza” (la guerra in corso) e “il tema” Gaza come viene raccontato sui mass media (“Il lessico dell’umanità si ferma prima dei reticolati. Due milioni di persone trattate come un formicaio. Da schiacciare, spostare, bruciare”.

A Gaza c’è solo un ammasso di carne indefinita. Senza storia. Senza identità. Senza aspirazioni”).

Se i libri su Gaza per fortuna sono sempre più numerosi, il testo di Zerocalcare rischia di occupare un posto di rilievo proprio per l’intreccio dei temi (che qui abbiamo riassunto velocemente).

Libri simili non mancano (Omar El Akkad, “Un giorno tutti diranno di essere stati contro”, Franco Fortini, “I cani del Sinai” – per fare solo due esempi abbastanza distanti tra loro): non compiliamo un elenco, ma in mezzo a questi titoli “La vendetta di Polifemo” non sembra fuori luogo.

TAREK, CIOÉ “NESSUNO”

Durante il corteo del 5 ottobre 2024 Tarek si procura volontariamente delle ferite sul petto con una lametta. Secondo il rapporto della polizia, racconta Zerocalcare, Tarek avrebbe anche lanciato degli oggetti.

Pochi giorni dopo viene arrestato (sul modo in cui la manifestazione viene gestita dalle forze dell’ordine Amnesty International ha prodotto un documento molto critico).

Tarek non ottiene i domiciliari, non vengono considerati i certificati sul suo stato di salute psicofisico, non ottiene il gratuito patrocinio della difesa (perché sprovvisto di una copia del codice fiscale) – così nella graphic novel.

Se sei povero un’altra soluzione non la cercano neanche”.

Viene condannato a quattro anni e otto mesi per resistenza a pubblico ufficiale [p. 20]. Non è una pena che descrive un danno. È una pena che descrive un rapporto tra classe e autorità [p. 20].

Il titolo del testo e gli inserti in dialetto recuperano palesemente l’episodio omerico (Ulisse travestito da “nessuno” contro il mostro) per dare concretezza all’immagine dei subalterni del XXI secolo, ridotti alla condizione nulla di chi non ha nemmeno un nome, messi ai margini della società e prossimi all’espulsione. Il destino quotidiano di chi vive nella nostra società, senza godere dei nostri stessi diritti.

IL CONFORMISMO DEGLI ALTRI E IL NOSTRO

La seconda parte del testo si apre con una digressione: poco tempo dopo la manifestazione “un pischello” di Rebibbia (Sandro) racconta a Zerocalcare che c’era anche lui al corteo per la Palestina. E ha partecipato attivamente, così dice, agli scontri.

La cosa stupisce Zerocalcare, perché Sandro non si è mai interessato di politica. Alla domanda se sa “che cos’è la Palestina?” risponde che lo sa benissimo: è al corrente di quello che sta succedendo “là”. “Bombardano gli ospedali. Ammazzano i bambini. Stanno a fà lo schifo vero”. Usa esattamente le stesse parole con cui anche Tarek aveva giustificato la sua presenza al corteo.

Zerocalcare non insiste su questo punto, che però non ci sembra di poco conto: forse ciò che qui è messo in luce è il fatto che il conformismo non è sempre e solo quello degli altri – ma ci siamo dentro anche noi.

In chiusura l’autore riprende il tema della galera, meccanismo inserito in un sistema “banale e ordinario” per il quale disagio, abbandono e carcere sono pensati come coazione a ripetere”. La conseguenza naturale e ovvia è che “la galera produce solo altra galera”. Il nuovo decreto sicurezza ha considerato questi aspetti? Si tiene conto del fatto che dopo la galera si deve preparare una cornice che accolga/promuova il ritorno nella società?

Quelle di Zerocalcare sono domande retoriche.

La galera pare proprio “la condizione perpetua per non dover fare i conti con risposte che non sappiamo dare”. Se non si parla dei “nessuno” del mondo, non si sollevano questioni.

IL RICORSO

L’udienza romana del 21 novembre è stata rinviata per impossibilità del videocollegamento da Pescara (dove si trova Tarek, dopo essere passato per Regina Coeli). Il problema, come riferisce la stampa, è stato molto semplice: è mancata la corrente elettrica al carcere di Pescara. Un’udienza da remoto viene rinviata per un problema tecnico.

La nuova udienza è stata fissata per il 5 dicembre.

Tarek intanto rimane in carcere, dove si trova da un anno.

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