Politica
27 Novembre 2025
Un questionario di Avs, Possibile e Coalizione Civica nota come la contraccezione di emergenza e interruzione volontaria di gravidanza vengano ostacolati

Salute sessuale riproduttiva. “Difficile l’accesso alle informazioni e ai servizi pubblici”

di Redazione | 4 min

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Nel mese di ottobre 2025 Alleanza Verdi Sinistra, Possibile e Coalizione Civica Ferrara hanno diffuso un questionario online e anonimo, per indagare sul diritto alla salute sessuale riproduttiva delle persone Afab (Assigned female at birth) che vivono a Ferrara e in provincia.

Nello specifico il questionario si soffermava su: accesso alle informazioni, accesso ai servizi pubblici (ad esempio il consultorio), contraccezione di emergenza, interruzione volontaria di gravidanza (Igv).

“Il quadro emerso dal questionario, assume una rilevanza ancora maggiore nel contesto della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne – affermano da Avs, Possibile, Coalizione civica -. Limitare o ostacolare l’accesso alla contraccezione di emergenza, ostacolare la scelta sull’interruzione di gravidanza, colpevolizzare il dolore, giudicare le identità di genere o trasformare i consultori in semplici ambulatori burocratici significa esercitare una forma di violenza istituzionale e culturale. Una violenza che passa attraverso i silenzi, le omissioni, i pregiudizi e la mancata applicazione dei diritti previsti dalla legge”.

Avs, Possibile e Coalizione civica notano un “un dato estremamente significativo”: circa due terzi delle persone dichiarano di informarsi su contraccezione e diritti riproduttivi attraverso social network, attivismo e passaparola, “a testimonianza del fatto che l’informazione istituzionale sia ancora percepita come insufficiente o difficilmente accessibile”.

“Nonostante la contraccezione d’emergenza dovrebbe essere acquistabile senza ricetta – aggiungono -, una percentuale non trascurabile (superiore al 4% del totale) riferisce episodi di rifiuto illegittimo nelle farmacie, mentre quasi un altro 10% descrive difficoltà, giudizi o atteggiamenti idonei a generare imbarazzo”.

Una dinamica che vedono confermata anche dal report “Dalla storia dei Consultori Familiari alle nuove sfide per le reti dei servizi”, realizzato quest’anno dalla Regione Emilia-Romagna che rileva la persistenza di ostacoli culturali e pratiche di obiezione illecita nel rilascio della contraccezione d’emergenza da parte delle farmacie, nonostante le chiare disposizioni vigenti.

Nell’analisi che hanno fatto sul territorio ferrarese, “la situazione non migliora quando si osserva il rapporto tra cittadinə e consultori del territorio”. Questo “sebbene molte persone utilizzino il consultorio per le visite ginecologiche di base, una quota significativa — pari a quasi la metà delle testimonianze raccolte — racconta esperienze di giudizio, scarsa empatia o minimizzazione del dolore, in contrasto con i principi fondativi dei consultori come servizi capaci di garantire ascolto, multidisciplinarità e centralità della persona”.

Il report regionale, citato poco sopra, segnala come, negli ultimi anni, a causa del sottofinanziamento del sistema sanitario e della carenza di personale, numerosi consultori abbiano subito riduzioni orarie o riorganizzazioni che hanno compromesso la loro funzione originaria.

Una tendenza che secondo i partiti risulterebbe “particolarmente allarmante” in territori periferici come Ferrara, “dove alle difficoltà strutturali si sommano testimonianze di mancato rispetto dell’identità di genere, discriminazioni verso persone trans o non binarie e un livello di inclusività ancora lontano dagli standard auspicati”.

Allarmante sarebbe anche il quadro relativo all’interruzione volontaria di gravidanza. “Oltre un quinto delle persone che hanno risposto al questionario – spiegano – ha vissuto almeno un’esperienza di Ivg e, tra queste, più della metà riferisce di non aver potuto scegliere tra la procedura farmacologica e quella chirurgica, in contrasto con le linee guida regionali che prevedono informazione completa e accesso garantito a entrambe le modalità. Una quota significativa, superiore al 6%, segnala ostacoli, giudizi o colpevolizzazioni da parte di professionisti, mentre un ulteriore segmento, seppur ridotto, denuncia la mancata possibilità di accedere all’IVG in strutture pubbliche della provincia. Anche qui il confronto con i dati regionali evidenzia un’incongruenza: la Regione Emilia-Romagna ha aggiornato negli ultimi anni i protocolli per garantire la diffusione dell’Ivg farmacologica in regime ambulatoriale o domiciliare, ma tali opportunità non risultano ancora disponibili in modo omogeneo sul territorio ferrarese”.

Non meno importante sarebbe poi “il dato relativo al ricorso ai servizi privati: oltre il 60% del campione dichiara di rivolgersi a ginecologia privata per mancanza di fiducia o difficoltà di accesso al pubblico”. Di questi “quasi la metà segnala che il proprio medico di base o ginecologo privato non ha mai prospettato la possibilità di utilizzare i servizi pubblici per la salute sessuale e riproduttiva”.

“Una dinamica – dicono – che alimenta disuguaglianze economiche e sociali, confermata anche nei report regionali, dove si sottolinea una progressiva perdita della missione originaria dei consultori, sempre meno centrati sulla prevenzione, sulla contraccezione e sulla promozione attiva dei diritti”.

“La salute sessuale e riproduttiva – concludono – è un diritto universale e non può essere lasciata alla buona volontà individuale o alla disponibilità economica, non può essere un privilegio e deve essere sostenuta da una rete sanitaria competente e non giudicante”.

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