Eventi e cultura
25 Novembre 2025
Fino a lunedì 8 dicembre (aperta ore 10-18 tutti i giorni, ingresso libero). Incontro di presentazione e letture sabato 29 novembre 2025 alle 16:30

Successo dell’inaugurazione della mostra dedicata a Gian Pietro Testa

di Redazione | 4 min

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Una rassegna espositiva che mette insieme dipinti, disegni, pagine di giornale, saggi, raccolte poetiche e narrativa per raccontare la poliedrica personalità del giornalista ferrarese Gian Pietro Testa. Intitolata “Far luce nel buio: GPT tra giornalismo d’inchiesta, poesia e arte”, la mostra è stata inaugurata nel pomeriggio di lunedì 24 novembre 2025 a Palazzo Turchi di Bagno (corso Ercole I d’Este 32, Ferrara), dove rimarrà visitabile con ingresso libero fino a lunedì 8 dicembre con orario continuato 10-18 tutti i giorni, festivi inclusi.  Sabato 29 novembre alle 16:30, sempre nella sala espositiva di Unife, situata di fronte al Palazzo dei Diamanti di Ferrara, è in programma un momento di incontro con la curatrice, gli autori dei testi e delle scelte grafiche di allestimento, con la partecipazione del figlio Enrico Testa che si collegherà da Roma.

Al vernissage di lunedì hanno partecipato tante persone che hanno avuto modo di conoscere Testa (nato a Ferrara nel 1936, dove è morto il 7 gennaio 2023), estimatori del suo lavoro, ma anche studenti dell’Università di Ferrara che hanno preso parte attiva alla ricerca sulle fonti giornalistiche, rintracciando tra biblioteche e archivi le pagine originali dove comparvero le sue inchieste sulle stragi che hanno insanguinato l’Italia tra il 1969 e il 1980.

“È una grande soddisfazione essere riusciti a raccogliere in questo spazio tanti aspetti dell’opera di Gian Pietro Testa – è intervenuta la curatrice della mostra Giorgia Mazzotti – perché è stato uno dei grandi giornalisti italiani d’inchiesta durante gli anni delle stragi, dei terrorismi e dei depistaggi, ma anche un intellettuale attento e presente alle attività culturali del Paese e della sua città, con una produzione narrativa, poetica, critica. Meno nota finora, ma non per questo meno significativa, la sua attività pittorica. Questo contenitore, che è parte del sistema universitario, ha il merito di riuscire a valorizzare al meglio e con una valenza scientifica i vari aspetti di un impegno segnato dall’incessante ricerca di verità e giustizia. La densità dello sguardo del ‘pistarolo’, che scavava a caccia delle trame oscure della strategia della tensione, rimbalza nell’espressività di tele e tavole. I quadri entrano nelle viscere dell’emotività di chi ha assistito allo strazio e ai fatti cruenti e resta spaesato di fronte alla volgarità di un mondo dove fatica a riconoscersi. In altre opere si rincuora, ad anni di distanza, con la grazia di una femminilità incantata e consolatoria, ma anche con una riflessione di sapore spirituale che lo avvicina a Cristo, come emblema di umana sofferenza”.

Il vicepresidente dell’Ordine dei Giornalisti Alberto Lazzarini ha fatto notare che “l’autoritratto di Gian Pietro Testa nelle vesti di Carabiniere è conservato nella sede dell’Odg regionale, in centro storico a Bologna, dove campeggia come immagine simbolo del giornalismo come strumento a sostegno delle istanze di un Paese democratico”. La presidente di Assostampa Ferrara, Antonella Vicenzi, ha ricordato che la mostra è stata fortemente voluta dall’Associazione dei giornalisti di Ferrara nella ricorrenza dei 130 anni, che collocano AsFE tra gli organismi sindacali di categoria più antichi d’Italia.

Il capo ufficio stampa del Comune Alessandro Zangara ha rievocato il ruolo pioneristico avuto da Testa in qualità di fondatore dell’Ufficio Stampa del Comune di Ferrara “contribuendo a dare un’impostazione e una dignità etica e professionale al mestiere del giornalista pubblico”.

La docente di Storia dell’Arte contemporanea di Unife, Ada Patrizia Fiorillo, ha poi sottolineato l’interesse per “la scoperta della vena artistica di un giornalista nei cui scritti mi sono tante volta imbattuta durante questi anni di ricerca e studio dell’arte contemporanea anche cittadina. Le opere rivelano quanto Testa sia consapevole della capacità dell’immagine di incidere talora anche più della parola per la sintesi con la quale può esprimersi. Eccolo allora puntare a prove che sono racconto e denuncia. Un racconto che mette in scena conoscenza, esperienza, vissuto trasferiti per via di una vena tragica che è al pari sarcastica e disturbante. C’è molta sintonia in questo suo procedere con un artista che gli è stato caramente amico negli anni milanesi e non solo: Paolo Baratella, anche questi convinto che la pittura fosse non solo la risposta di una responsabilità civile dell’arte, ma una forma di linguaggio condotta per via di prelievo e di montaggio, per arrivare a incanalare, tra i frammenti ricuciti, un messaggio. Una sintonia, ma forse anche un modello per Testa, che di tale condivisione ha nutrito tante sue opere”.

La presidente del sistema museale di Ateneo, Ursula Thun Hohenstein, ha infine ringraziato per la condivisione di “un progetto che si inserisce pienamente nelle attività di terza missione dell’Università, che promuove il dialogo tra mondo accademico e società civile” e, in qualità di specialista di Scienze preistoriche e antropologiche, ha fatto notare come “è stato deciso di mantenere in esposizione anche lo scheletro della specie estinta di elefante nano di Sicilia di epoca Paleolitica, che a causa del grande foro frontale del cranio contribuì ad alimentare la leggenda sull’esistenza delle figure mitologiche dei Ciclopi. Un nesso che si riallaccia alle citazioni mitologiche presenti nell’opera di Testa, in particolare a quelle contenute nei dipinti a carattere antropomorfo, come la tavola intitolata ‘Metamorfosi’ prestata dalle Civiche Gallerie di Ferrara”.

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