di Emanuele Gessi
“Smaltita la favola che con il libero mercato si sarebbe generata ricchezza e benessere per tutti, ora è diventato chiaro a chiunque che il mondo si struttura sul dominio e che la riorganizzazione dell’ordine mondiale si basa sui rapporti di forza”, ha detto Marco Bersani, coordinatore nazionale della Campagna Stop Rearm Europe, durante l’incontro a cui ha preso parte ieri, 21 novembre, alla Sala della Musica di Ferrara.
L’iniziativa, dedicata ai temi della pace, della nonviolenza e del rifiuto del riarmo europeo, è stata organizzata da Rete pace in collaborazione con Civica Anselmo e La comune di Ferrara.
“La Palestina da una parte e la guerra dall’altra – ha ammonito Bersani – non sono incidenti di percorso. La Palestina ci dice fin dove può arrivare il dominio senza regole. Se passa il messaggio che questo è possibile, nessuno è più al sicuro”.
Il coordinatore nazionale è passato a descrivere come il riarmo si sta configurando in Europa. A partire dall’idea di una “minaccia incombente perenne, come viene indicata nel Libro bianco sulla difesa dell’Unione europea”. Un documento strategico su cui Bersani ha acceso i riflettori per segnalare “i passaggi in cui si dice che purtroppo i cittadini europei non hanno la stessa percezione di questa minaccia e che quindi bisogna mettere in atto una serie di iniziative per riallineare la percezione a quella dei governanti”. Iniziative che si tradurrebbero in “corsi di formazione per formatori, stage per gli studenti, esercitazioni, far diventare consuetudine per le persone la frequentazione con le forze armate”.
Bersani ha fatto il punto anche sulle implicazioni per l’Italia della mobilitazione europea per il riarmo. “Il nostro Paese è sottoposto a una procedura di infrazione da parte dell’Ue. Ora ci si avvia verso un paradosso per cui, a fronte di una legge di bilancio restrittiva del governo Meloni, ci libereremo dalle limitazioni, ma solo per poter spendere in difesa e armamenti, tagliando ulteriormente sui bisogni sociali”.
In apertura è stata Elena Buccoliero, attivista della Rete pace cittadina, a introdurre il dibattito con un appello in nome delle vittime più indifese e innocenti della guerra: “Chiedere di ripensare alle scelte di riarmo significa fare qualcosa per l’affermazione dei diritti dei bambini, che sicuramente hanno bisogno della nostra pace e non delle nostre spese militari”.
Pasquale Pugliese, della Rete pace e nonviolenza regionale, ha infine ripercorso i passaggi che hanno portato alla creazione, nell’ottobre 2025, del coordinamento emiliano-romagnolo permanente. Fra le attività, già avviate mobilitazioni condivise e “interlocuzioni con il presidente De Pascale e l’assessora alla cultura Allegni affinché ci si impegni a vigilare che l’impegno per la pace venga perseguito in maniera strutturata anche a livello istituzionale”.
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