Politica
22 Novembre 2025
Alan Fabbri afferma che una volta avvicinate, le otto persone “non hanno voluto seguire l’iter che solitamente mettiamo a disposizione”

Daspo per i senzatetto. Il sindaco si corregge

di Redazione | 3 min

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Aveva scritto che non aveva interessato i servizi sociali del Comune né altre strutture, “sia perché non erano presenti minori, sia perché riteniamo che questi costi non debbano più ricadere sulle tasche dei cittadini”. E invece erano stati avvicinati per inserirli nel Piano Freddo.

Ora la versione sulle otto persone che bivaccano in piazza Gobetti con coperte e cartoni e per questo allontanate dal Comune di Ferrara viene chiarita meglio dal sindaco di Ferrara Alan Fabbri: “Una volta avvicinati, non hanno voluto seguire l’iter che solitamente mettiamo a disposizione dei senzatetto (il cosiddetto Piano Freddo)”.

Nel rispondere poi alla cooperativa Piazza Grande, che accusava il primo cittadino di “atto spietato e miope”, Fabbri in un comunicato ai giornali sembra identificare nomadi con delinquenti: “Un chiarimento va fatto subito riguardo ai soggetti coinvolti – recita la nota -: parlare di nomadi non significa parlare di senzatetto. «Una cosa è chi delinque, un’altra è chi è indigente e vive una condizione di clochard» sottolinea il sindaco”.

“Queste persone sono state definite nomadi – riprende Fabbri – perché tali sono e, in particolare, perché si tratta di cittadini stranieri provenienti dall’Est Europa. Da quanto ci risulta, sono arrivati da altre città. Una volta avvicinati, non hanno voluto seguire l’iter che solitamente mettiamo a disposizione dei senzatetto (il cosiddetto Piano Freddo); sono stati pertanto allontanati, per poi tornare dopo qualche giorno. A quel punto abbiamo proceduto con l’iter del daspo. I nomadi in questione non sono quindi casi sociali come i senzatetto che seguiamo regolarmente”,

“Non accetto lezioni di morale su questo tema – incalza poi il sindaco –. Ferrara ha già pagato per 30 anni un campo nomadi illegale da cui partivano furti e rapine in tutto il Nord Est: acqua, luce, gas, progetti e lavori straordinari edili, puntualmente distrutti. A pagarne le spese, come sempre, sono stati i ferraresi. Chiudendolo, abbiamo dato una seconda vita a bambini e disabili, garantendo loro dignità, case salubri e decorose al posto di un luogo nocivo; offrendo una concreta possibilità di autonomia e indipendenza economica. Lo abbiamo fatto noi, un’amministrazione di centrodestra”.

Fabbri rivendica quindi l’investimento di 3 milioni di euro nel piano triennale per le strutture d’accoglienza, con la disponibilità di 64 posti letto.

Quest’anno- si legge sempre nella nota – il Piano Freddo è partito il 1° novembre e sarà attivo fino al 31 maggio, mettendo a disposizione 18 posti letto per soli uomini (ad oggi i posti occupati sono 13). A questi si sommano ulteriori 46 posti letto, gestiti da alcune realtà del terzo settore fino al 31 dicembre. È attualmente in corso una manifestazione di interesse per la co-programmazione e la co-gestione del servizio. Lo scorso anno sono state accolte 64 persone (42 uomini e 22 donne; 25 italiani e 39 stranieri).

Per i minori è attivo un progetto innovativo di co-housing contro la povertà. Da fine ottobre è operativo l’ex convento di Santa Rita, che ha già accolto 7 donne e 3 minori. Sono stati inoltre avviati altri percorsi di coabitazione per 24 nuclei familiari, ospitati in città e nelle frazioni.

“È stato istituito anche uno sportello dedicato” aggiunge la velina, sottolineando che “prima era inesistente: il Prins, rivolto alle persone senza fissa dimora”. Nei primi dieci mesi del 2025 sono stati registrati 93 accessi (80 uomini e 13 donne; 14 italiani e 79 stranieri), in calo rispetto al 2024.

La nota ricorda infine “il lavoro quotidiano degli assistenti sociali con persone con problemi di alcol o droga nel tentativo di avviarli verso un percorso di recupero, oltre agli investimenti per l’ammodernamento delle strutture e per una riorganizzazione del settore sociosanitario che mira ad andare oltre l’assistenzialismo, favorendo percorsi di reinserimento sociale con il supporto di operatori specializzati”.

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