Economia e Lavoro
22 Novembre 2025
Marco Cappellari ripercorre la crisi del 2015, le omissioni istituzionali, le battaglie dei risparmiatori e cosa resta oggi da capire, tra indennizzi mancati e responsabilità mai chiarite

Dieci anni dopo il crac Carife: una verità ancora incompiuta

di Redazione | 6 min

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di Marco Cappellari*

Era il 22 novembre 2015, una domenica che rappresenta un unicum nella storia bancaria italiana. Quel giorno viene presa una decisione che prima di allora non era mai stata presa. Il lunedì mattina tutti i ferraresi apprendono che la Cassa di risparmio di Ferrara spa non esiste più e che tutte le azioni e obbligazioni di 32.000 risparmiatori sono state azzerate.

Una brutta vicenda dolorosa di cui ancora oggi viviamo le conseguenze. Quel giorno un’onda di tsunami ha travolto, oltre ai risparmiatori, anche i 1200 dipendenti Carife, un’intera comunità e un’intera economia.

A distanza di 10 anni ancora non sono state scritte tutte le verità sul “perché” della vicenda e, a tutt’oggi, nel chiacchiericcio cittadino molti hanno ancora una loro e personale confusa lettura della vicenda.

La nostra associazione Amici della Carife (fondata nel 2001) ha vissuto in diretta la storia della banca ferrarese e abbiamo incontrato i protagonisti della vicenda a Ferrara, Roma e Bruxelles, con infiniti viaggi. Stiamo parlando di un’attività di volontariato svolta dalla nostra associazione, i cui consiglieri hanno sempre sottratto tempo prezioso a lavoro e famiglie. Personalmente, possedendo solo 200 azioni non avevo ingenti capitali da difendere.

L’associazione è ovviamente apartitica e, in tale veste, abbiamo continuamente chiesto alla politica di ogni colore di dare aiuto alla banca locale e, soprattutto, al recupero dei risparmi dei ferraresi azzerati. Sottolineo “azzerati” (non truffati), termine che è stato coniato in occasione di questo inaudito episodio della storia bancaria italiana, mai verificatosi prima.

Potrei spiegarvi in poche pagine le assurde vicende che hanno portato alla scomparsa di una banca con oltre 150 anni di storia e all’azzeramento dei titoli dei ferraresi; ma sintetizzo in poche righe:

  1. PRIMA DEL 2015 – Prima del 2015, anno in cui si recepì la famigerata direttiva europea sul “bail in”, Banca d’Italia aveva sempre favorito procedure tali per cui una banca grande inglobava una banca piccola in difficoltà, senza conseguenze nefaste per i risparmiatori.

  1. 8 ANNI DI PRESENZA DI BANCA D’ITALIA

Banca d’Italia, l’ente che deve vigilare sui nostri risparmi, è stata presente 8 anni in Carife in modo sempre crescente: 2009/2011 vigilanza, 2011/2013 vigilanza rafforzata, 2013/2015 commissariamento, 2015/2017 gestione diretta. Dopo 8 anni di presenza, come è possibile che nel 2017 Banca d’Italia esca cedendo Carife per 1 euro a un nuovo istituto?

Sempre Banca d’Italia aveva organizzato un’assemblea degli azionisti Carife il 30/7/2015 che aveva deliberato il salvataggio di Carife, poi il 22/11/2015 (4 mesi dopo) ha inserito Carife nelle “4 banche azzerate”. Perché?

  1. UN SALVATAGGIO NON ATTUATO

Nel 2019 abbiamo scoperto in una commissione di inchiesta della Regione che, malgrado l’azzeramento di Carife sia stato fatto il 22/11/2015, quattro giorni dopo (il 26/11/2015) il Fondo Interbancario dei depositi sarebbe già stato in grado di salvare la banca. Perché non si sono attesi questi pochi giorni?

  1. ASSOLUZIONE DEI DIRIGENTI

La dirigenza Carife che ha governato la banca fino al 2013 è stata coinvolta in una serie di processi penali, conclusi con sostanziali assoluzioni per quasi tutti gli accusati.

Potrei continuare a citare altre circostanze e tecnicismi sulla Commissione Europea, la Corte di Giustizia europea, il Fondo interbancario, il caso Banca Tercas, eccetera, eccetera.

Ma a distanza di 10 anni cosa ha ancora senso ricordare?

Abbiamo visto vari governi e diverse amministrazioni comunali susseguirsi in questi 10 anni. Ciascuno ha dato la propria lettura dei fatti.

Come associazione “Amici della Carife” abbiamo cercato l’aiuto di tutte le forze politiche e di tutti i referenti istituzionali a Ferrara e a Roma. Grazie alla collaborazione con associazioni di altri territori abbiamo fatto comprendere al Ministero dell’economia e a Palazzo Chigi che si sono verificati dei “cortocircuiti istituzionali” a cui andava posto rimedio.

Spesso abbiamo lottato in totale solitudine, in un contesto di totale rassegnazione davanti a vicende più grandi di noi e certamente complesse. Non ci siamo mai arresi, e finalmente gli indennizzi sono arrivati.

Prima sono stati rimborsati quasi integralmente gli obbligazionisti. Poi, dopo anni di battaglie, finalmente con la legge 145/2018 è stato istituito il Fondo Indennizzo risparmiatori. E’ la prima legge della storia economica italiana che indennizza degli azionisti.

La finestra per fare la domanda di indennizzo al fondo si apre nel 2020 in piena emergenza covid. Circa 18.000 azzerati fanno domanda. Negli anni, con due momenti distinti di indennizzo, viene rimborsato prima il 30%, poi il 10% del prezzo di acquisto, quindi l’indennizzo totale è pari al 40%. Tra obbligazionisti e azionisti stimiamo che gli indennizzi abbiano riportato sul territorio 116 milioni di euro.

Cosa si può ancora fare o ottenere il futuro? Vi sono due scenari.

SCENARIO 1: ARRIVERANNO ALTRI INDENNIZZI?

Dopo la distribuzione del primo e secondo indennizzo agli azionisti, nel Fondo Indennizzo Risparmiatori (Fir) erano rimasti nel 2024 circa 200 milioni di euro. Quindi somme ancora potenzialmente distribuibili agli azionisti. Ma tale somma sembra sparita dalla disponibilità del Fir. Perché il Governo non l’ha distribuita?

Abbiamo recentemente scritto a senatori e deputati di vari schieramenti politici chiedendo che vengano ripristinati i 200 milioni con un emendamento nella legge finanziaria. Si badi bene che tale somma non proveniva dalla fiscalità generale (in altre parole non erano soldi dei cittadini) ma il Fir era alimentato dai cosiddetti “conti dormienti”, ovvero somme dei risparmiatori che ogni anno alimentano un fondo creato a protezione dei risparmiatori stessi.

SCENARIO 2: QUALCUNO VINCERA’ UNA CAUSA LEGALE?

L’altro scenario è quello delle possibili cause legali. Si tratta di uno scenario complesso. Il 22/11/2025, ossia a dieci anni dall’azzeramento delle azioni, molti possibili reati “sono caduti in prescrizione”, ossia non è più possibile fare cause legali. Sarà eventualmente possibile solo per coloro che hanno già spedito una raccomandata o pec per interrompere la prescrizione e tenersi altri 10 anni di tempo per fare eventuali cause. Sono parecchi mesi che consigliamo tutti i nostri associati e azionisti di spedire tale pec; molti lo hanno fatto.

COSA CI INSEGNA LA VICENDA CARIFE?

In definitiva, il finale della storia di Carife non è stato ancora scritto. Mancano ancora dei pezzi. Ma da tutto questo sorge una domanda e un insegnamento.

LA DOMANDA

Di fronte a una tale mazzata per l’economia locale, perché non c’è stata una levata di scudi di politici ferraresi locali e romani, forze economiche, sindacati? A parte i due sindaci Tagliani e Fabbri, un grande silenzio. Il “sistema Ferrara” è rimasto più concentrato a coltivare piccoli interessi di parte, piuttosto che a pensare a salvare la nostra economia. Pochi che abbiano preso un treno e siano andati a battere i pugni a Roma e in altre sedi.

L’INSEGNAMENTO

La vicenda Carife lascia una ferita economica e sociale profonda, ma ci fornisce anche un grande insegnamento.

Di fronte a una minaccia per la nostra comunità serve imparare a far rete e a non arrendersi mai. Serve lavorare tanto e fare quel complesso lavoro di tessitura e di rete con la politica, le istituzioni, le associazioni di categoria, i sindacati e tutti i possibili alleati. Uniti e determinati si può andare lontano. Pressing continuo e non mollare mai.

Ad esempio, con le nubi che si addensano sul petrolchimico cosa pensiamo di fare?

*presidente associazione Amici della Carife

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