In diversi punti di Ferrara sono comparsi ieri, 20 novembre, volantini con i nomi delle persone trans uccise nell’ultimo anno. Un’azione anonima poi rivendicata dai collettivi Ferrara Transfemminista e Out!* che, in occasione della Giornata internazionale in ricordo delle vittime di transfobia, hanno diffuso un comunicato dai toni netti e dolorosi.
“Quest’anno leggiamo oltre 300 nomi – scrivono i collettivi -. Trecento vite spezzate dalla violenza, dall’odio, dall’indifferenza”. Non una semplice lista, sottolineano, ma il segno di un fenomeno che colpisce in modo sproporzionato donne trans, persone non bianche, migranti, sex worker e persone trans con disabilità: “Sono le persone che la società vede meno, ascolta meno, protegge meno”.
Il testo denuncia non solo la violenza fisica, ma anche quella più sottile della cancellazione quotidiana: la necessità di “chiedere permesso per esistere”, la fatica di dover giustificare la propria presenza in ogni contesto, persino in quelli che si definiscono solidali. “Quando la discussione tocca le persone trans più marginalizzate tutto si ferma. All’improvviso diventiamo un tema troppo complesso, troppo divisivo, ‘da affrontare più avanti'”.
Una critica che non risparmia i cosiddetti ‘alleati’, accusati di non fare abbastanza per ascoltare davvero le voci trans, né per mettere in discussione i propri privilegi. “C’è chi minimizza, chi scherza, chi ‘misgendera’ ‘senza volerlo’, chi riduce la nostra identità a un errore grammaticale”.
Il comunicato punta il dito anche contro le istituzioni: scuola, sanità, lavoro, burocrazia. “A scuola veniamo cancellate dai registri e dal linguaggio. Nel sistema sanitario affrontiamo anni di attese e umiliazioni. Sul lavoro siamo trattate come una complicazione. Nella burocrazia siamo rinchiuse in nomi e generi che non ci appartengono”.
Una “cancellazione quotidiana” che, secondo il collettivo, pesa quanto le statistiche sulle uccisioni ricordate oggi: un terreno fertile per la violenza più estrema. La dichiarazione si chiude con una rivendicazione forte: “Non vogliamo più essere invisibili, sacrificabili, rimandabili. Vogliamo essere viste nella nostra complessità e nella nostra interezza. Perché se una lotta non include le persone trans più marginalizzate, non è una lotta”.
Nell’anno in cui il Transgender Day of Remembrance cade in un clima nazionale e internazionale teso sul fronte dei diritti, l’azione e le voci dei collettivi ferraresi riportano così l’attenzione su chi, come ribadiscono, “non accetterà mai più di essere ridotto al silenzio”.
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