Sarà dedicata ad Aladino Govoni, originario di Tamara di Copparo, una delle dieci nuove pietre d’inciampo che l’associazione Amuse (Amici Municipio II Roma) poserà per ricordare altrettante vittime della strage nazifascista delle Fosse Ardeatine, nell’ottantesimo anniversario dell’eccidio. La pietra sarà collocata in via Trasone 16, luogo in cui Govoni risiedeva al momento della deportazione.
Oggi, 19 novembre, a Roma si terrà un incontro pubblico promosso da Amuse per commemorare i dieci martiri ai quali saranno dedicate le pietre. Tra i relatori è attesa Anna Quarzi, presidente dell’Isco, che interverrà proprio per ricordare la figura di Govoni.
Aladino Govoni nacque il 17 novembre 1908 a Tamara di Copparo, figlio del poeta Corrado Govoni. Laureato in Scienze economiche e commerciali, svolse il servizio militare come sottotenente nei Granatieri di Sardegna, venendo poi richiamato nel 1942 e promosso capitano l’anno seguente.
L’8 settembre 1943, durante la proclamazione dell’armistizio, era in servizio a Roma e partecipò ai combattimenti alla Cecchignola e a Porta San Paolo. Sfuggito alla cattura, entrò nella clandestinità militando nel gruppo Bandiera Rossa, distinguendosi come comandante di azioni contro le forze nazifasciste.
Arrestato nel febbraio 1944 dalla Gestapo, in seguito a una delazione, fu torturato e infine ucciso il 24 marzo 1944 alle Fosse Ardeatine. La sua morte segnò profondamente il padre Corrado, che nello stesso anno pubblicò il poema La fossa carnaia ardeatina, testimonianza del dolore e della trasformazione interiore provocata dalla perdita del figlio.
Aladino Govoni fu insignito della medaglia d’oro al valor militare alla memoria con la seguente motivazione: “Dopo essersi battuto con slancio e cosciente valore alla Cecchignola ed alla Porta San Paolo ALADINO GOVONI alla testa di una compagnia di granatieri nelle giornate del settembre 1943, partecipava con pronta ed ardimentosa decisione al movimento di liberazione. Si distingueva brillantemente come organizzatore ed animatore, dando, in circostanze particolarmente difficili e nella effettuazione di numerosi colpi di mano, prova sicura di fermezza di animo e di indomito coraggio. Insistentemente e continuamente braccato dalla polizia nazifascista che lo sapeva uno dei più animosi capi della resistenza, rifiutava di allontanarsi dal suo posto di lotta, sia pure temporaneamente. Dopo essere sfuggito due volte alla cattura, tratto finalmente in arresto dalla
polizia tedesca e lungamente interrogato e torturato, manteneva fermo ed esemplare contegno nulla rivelando. Sacrificato alla rappresaglia nemica, cadeva per il trionfo degli ideali di libertà e di Patria. Roma, settembre 1943-24 marzo 1944”
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