La depressione colpisce circa 1 su 4 pazienti oncologici, con un rischio 5 volte superiore alla popolazione generale. La prevalenza varia dal 5 al 40 per cento, a seconda degli strumenti e delle fasi della malattia. È strettamente connessa a un peggioramento della qualità della vita, a una aderenza ridotta ai trattamenti, all’aumento dei sintomi fisici, alla prognosi sfavorevole.
È quanto è emerso ieri (martedì 18 novembre), all’evento scientifico nazionale “Psico-Oncologia tra ricerca e clinica. Il progetto Pnrr”, tenutosi all’Auditorium del Rettorato. Finanziato dal Ministero della Salute con il coinvolgimento di Ausl Ferrara e dell’azienda Ospedaliera Universitaria di Cagliari, è stato aperto da Luigi Grassi, responsabile giornata studi, professore ordinario di Psichiatria Unife e già direttore del Dipartimento di Neuroscienze e Riabilitazione, che ha rimarcato l’urgenza di un approccio che elimini “il concetto di lungo-sopravvissuti o sopravviventi al cancro, che rinforza lo stigma”.
Premessa: la depressione nella malattia oncologica è sottostimata e in quanto tale sotto trattata, seppure gli studi confermino la necessità di interventi ad ampio spettro, che tengano conto della farmacologia e dell’intervento psico terapeutico.
E della distinzione tra depressione e demoralizzazione Rosangela Caruso (professore associato di Psicologia Clinica Unife nonché direttrice Programma di Psico-Oncologia, Dai Ausl Fe) ha illustrato gli esiti di una ricerca effettuata su un campione di 221 persone, distinte per sesso, occupazione, situazione famigliare. “Nei pazienti trattati in modo specifico – la sintesi – vi è un miglioramento più marcato, nel tempo, sulle dimensioni esistenziali. Il riconoscimento precoce, lo screening strutturato e le modalità di intervento integrate sono fondamentali per prevenire sofferenza”.
Molti i temi trattati, compreso l’uso della tecnologia e della realtà virtuale che, come ha rimarcato Martino Belvedere Murri (professore associato di Psichiatria Unife Uoc Psichiatria ospedaliera, Dai Ausl Fe) “viene messa nelle mani del professionista”. L’evento ha visto i saluti iniziali di Alberto Siracusano, presidente del Consiglio Superiore di Sanità, che ha insistito sulla necessità di formalizzare la figura dello psiconcologo con una formazione adeguata; del prefetto, Massimo Marchesiello; dell’assessore alle Politiche Socio Sanitarie, Cristina Coletti, che ha parlato di una realtà, quella sanitaria e universitaria territoriale, “che porta alto il nome di Ferrara in Italia”; della direttrice delle aziende ospedaliero universitaria e sanitaria locale, Nicoletta Natalini, che ha insistito sull’apporto della ricerca; di Franca Emanuelli (direttrice del Dai Smdp AuslFe), che ha sottolineato le dimensioni fisica, psicologica, esistenziale dell’individuo; di Gianni Mazzoni, direttore Dipartimento Neuroscienze e Riabilitazioen Unife, che guardando agli studenti presenti ha ammonito “abbiate passione in quello che fate”; della rettrice Laura Ramaciotti, anche come presidente Crui, che ha valorizzato la scienza applicata all’assistenza.
Oggi, mercoledì 19 novembre, all’Aula Magna del Dipartimento di Economia, giornata nazionale di studi dedicata allo Spoke 5 del progetto Mnesys, di cui Unife è capofila con Atenei di tutta Italia e 12 gruppi di lavoro.
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