Le crescenti criticità legate alla diffusione degli impianti energetici sul territorio ferrarese hanno spinto i gruppi di minoranza del Consiglio comunale – La Comune di Ferrara, Movimento 5 Stelle, Lista Civica Anselmo Sindaco e Partito Democratico – a presentare una mozione che mira a “riportare ordine, trasparenza e partecipazione nella pianificazione degli impianti energetici sul territorio ferrarese”.
La provincia di Ferrara, come ricordano i proponenti, vive una situazione definita “di forte pressione”, con un numero di impianti da fonti rinnovabili “significativamente superiore rispetto ad altre aree della regione”. i dati citati nella mozione confermano lo squilibrio: “Alla fine del 2023 gli impianti soggetti ad autorizzazione presenti in provincia erano 278, pari al 42% del totale regionale”. Una concentrazione che, per gli impianti di biometano, risulta ancora più marcata: “Nel 2024… ben 4200 Smc/h, pari al 69%, provengono dal territorio provinciale di Ferrara”.
Secondo i gruppi di minoranza, questa proliferazione di impianti non sta accompagnando una transizione ecologica equilibrata, ma rischia “di penalizzare le comunità locali” e di favorire”logiche speculative”. Le conseguenze sono già visibili: aumento del traffico pesante, emissioni odorigene, impianti di dimensioni sempre più grandi e un carico crescente nei confronti del tessuto agricolo.
La mozione riconosce il potenziale del Tavolo provinciale sugli impianti energetici — riunitosi il 15 ottobre 2025 con enti locali, categorie economiche e comitati – come sede di confronto e coordinamento. Si sottolinea come il suo lavoro possa rappresentare “un contributo decisamente utile per affrontare la situazione esistente” e orientare una “giusta transizione ecologica”.
Per essere efficace, tuttavia, questo percorso deve basarsi su quattro obiettivi ritenuti fondamentali: “monitoraggio costante”, “rafforzamento della partecipazione delle comunità locali”, “interventi legislativi per correggere le criticità normative” e “maggiore sostegno ai controlli sugli impianti esistenti e in fase di realizzazione”.
Il Comune di Ferrara, in quanto capoluogo, è chiamato a svolgere un ruolo più incisivo, soprattutto alla luce del nuovo assetto normativo introdotto dal Dlgs 190/2024, che assegna ai Comuni la titolarità delle autorizzazioni per gli impianti fino a 500 Sm³/h e per le varianti. La richiesta è chiara: il Comune deve “dare il proprio fattivo contributo” al Tavolo provinciale, coinvolgendo anche i settori tecnici competenti — pianificazione, ambiente, agricoltura, Suap, Sue, Polizia Municipale — e predisponendo dati aggiornati e condivisi.
Una parte rilevante della mozione riguarda l’impianto ApisFe1 di Villanova, già oggetto di preoccupazioni da parte dei residenti e delle associazioni. I proponenti chiedono che vengano rese pubbliche “le varianti approvate con Pas”, “la data di inizio lavori”, “le ricadute sul territorio” e soprattutto “i controlli messi in atto autonomamente sull’attività del cantiere”. vUna richiesta di trasparenza che nasce anche dalle numerose segnalazioni arrivate dai cittadini, oltre che dal bisogno di verificare la piena conformità dell’impianto alle prescrizioni contenute nell’Autorizzazione Unica rilasciata da Arpae.
Le forze di minoranza sollecitano inoltre il Comune a “rendere pubblici i dati relativi alle Pas in corso” e a garantire “la massima trasparenza nella pubblicazione degli atti istruttori e dei titoli abilitativi”. Un punto particolarmente rilevante riguarda la partecipazione: si chiede che cittadini, comitati e associazioni siano coinvolti in modo strutturato e informato, anche attraverso “un momento formativo-informativo prima dell’avvio dei lavori”.
Tra le proposte considerate buona prassi amministrativa figura anche l’apertura della Conferenza di servizi alla presenza delle associazioni, “qualora sia stata convocata da parte di Arpae, con la presenza di più enti”.
L’obiettivo finale della mozione è quello di tornare a una gestione equilibrata e partecipata del tema energetico, dove innovazione e rinnovabili non significhino impatti unilaterali o non governati. Come sottolineato dai gruppi di minoranza, l’intenzione è promuovere “una transizione energetica giusta, trasparente e condivisa, che metta al centro l’interesse delle comunità locali”.
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