Monticelli. In un post pubblicato sulla pagina istituzionale del Comune, la sindaca di Mesola, Lisa Duò, ha preso posizione con forza contro le recenti dichiarazioni dell’arcivescovo di Ferrara-Comacchio e di Domenico Bedin, presidente dell’Associazione Viale K, sull’apertura di un centro di accoglienza per richiedenti asilo a Monticelli.
Il documento, più di una semplice replica, si presenta come un appello sentito alla coesione ma anche come un monito deciso: non si tratterebbe di rifiuto ideologico, ma di una “valutazione ponderata e responsabile” sul futuro del territorio.
Duò esordisce spiegando perché ha scelto di usare il canale ufficiale del Comune: “Mi permetto di utilizzare la pagina istituzionale in quanto è un argomento di interesse comune del nostro territorio”. Dopo questo preambolo, la prima cittadina ricorda che, in quanto rappresentante della comunità intera, sente il dovere di esplicitare “legittime preoccupazioni” su una prospettiva che, secondo lei, non appare né “coerente né sostenibile per la realtà locale”.
Le sue parole sono durissime verso la narrazione promossa dai sostenitori dell’accoglienza, ben evidenziando che “non si tratta di timori irrazionali né di un rifiuto ideologico: è una valutazione ponderata e responsabile”. Dietro all’opposizione del Comune non ci sarebbe dunque né xenofobia né chiusura, ma la percezione concreta di limiti strutturali: “Il nostro territorio non dispone degli strumenti, dei servizi e delle opportunità necessarie affinché queste persone possano trovare condizioni adeguate di vita e di integrazione”.
La sindaca richiama anche un punto delicato, già sollevato da molti: l’eterogeneità dei richiedenti. “L’arrivo di persone provenienti da oltre cento Paesi del mondo impone riflessioni serie. … Non ogni persona in arrivo è necessariamente vittima di guerra o persecuzioni, e non è corretto sovrapporre narrazioni generiche a situazioni che devono essere valutate caso per caso”. Duò invita dunque a non idealizzare l’accoglienza, ma a pensarla con realismo.
Sotto accusa, inoltre, è il ricorso alla fede come leva persuasiva. Duò scrive che richiamare la “fede” per invitare la comunità ad accettare una scelta che molti contestano rischia di “distorcere il confronto pubblico”. E rincara il tono: “Non è una questione di fede: è una questione di responsabilità amministrativa e sociale”.
Al contempo, la sindaca difende la propria integrità personale e religiosa. “Da credente, non ritengo che il tutelare il mio territorio significhi tradire valori religiosi, culturali o tradizioni”, afferma Duò, sottolineando che un impegno civico non è in contraddizione con la fede: “L’altruismo autentico non si proclama: si pratica con responsabilità e trasparenza”.
La risposta è anche una rivendicazione: “Come non consento che venga messa in discussione la mia fede personale, allo stesso modo non accetto che persone estranee al nostro contesto definiscano ‘egoista’ o ‘seminatrice di paura’ la mia amministrazione o la popolazione che rappresento”. Secondo Duò, chi critica non coglie lo sforzo reale di un’amministrazione che – pur con i limiti – pensa di tutelare la propria comunità, non con muri ideologici, ma con amministrazione attenta.
Infine, la sindaca rivolge un appello forte e limpido: la sfida dell’accoglienza non può trasformarsi in un tema strumentale, né in un’occasione di profitto. “Ritengo più autentico l’altruismo di chi agisce con senso del dovere, senza secondi fini, rispetto a chi utilizza l’accoglienza come opportunità di profitto”, scrive. Duò insiste perché ogni passo venga fatto “nel rispetto di legalità e trasparenza”, coinvolgendo la comunità anziché imporre decisioni dall’alto.
Intanto anche iella giornata di domenica la sala civica del paese è rimasta aperta dalle 15 alle 18 per raccogliere firme atte alla richiesta di coinvolgimento della comunità.
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