Le lavoratrici dei servizi educativi del Comune di Ferrara tornano a sollevare la voce. Da tempo, spiegano, l’Amministrazione comunale “continua a ignorare richieste sindacali, raccolte firme, articoli dei quotidiani locali e interrogazioni dei gruppi di opposizione” sul tema della stabilizzazione del personale educativo dei servizi 0-6.
Nei nidi e nelle scuole dell’infanzia comunali operano infatti educatrici e insegnanti che da anni garantiscono “con professionalità e dedizione, il funzionamento quotidiano dei servizi”. Nonostante coprano posti vacanti indispensabili all’apertura delle strutture, vengono assunte solo da settembre a giugno, affrontando ogni anno una forte incertezza sia occupazionale che salariale.
La situazione estiva è particolarmente critica: “il loro unico reddito è rappresentato dall’indennità di disoccupazione, pari a meno della metà di uno stipendio ordinario e limitata a soli dieci mesi retribuiti all’anno”. Una condizione ritenuta insostenibile da chi svolge un servizio pubblico essenziale per bambini e famiglie.
Secondo le lavoratrici, la stabilizzazione del personale non sarebbe soltanto un atto di giustizia, ma anche un investimento sulla qualità dei servizi educativi: garantirebbe continuità, maggiore serenità alle famiglie, team di lavoro più solidi e una valorizzazione professionale a lungo attesa.
Preoccupate per un futuro ancora incerto e “per la totale assenza di informazioni da parte dell’Amministrazione”, il 27 ottobre scorso 35 educatrici e insegnanti con contratto a tempo determinato hanno inviato una richiesta formale di incontro al sindaco e alle assessore Scaramagli e Travagli, con l’obiettivo di ottenere chiarimenti sul percorso di stabilizzazione. Ad oggi, denunciano, “nessuna risposta è stata ricevuta”, nonostante un successivo sollecito via mail.
Non si tratterebbe di un caso isolato: anche le Rsu hanno segnalato più volte “la mancata disponibilità dell’Amministrazione a discutere delle criticità che riguardano i servizi educativi comunali”. Una chiusura considerata incomprensibile e ingiustificata, soprattutto nei confronti di personale che garantisce quotidianamente la continuità del servizio pubblico.
“Le lavoratrici chiedono semplicemente rispetto e trasparenza da parte del loro datore di lavoro”, concludono le rappresentanze.
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