“La mobilità attiva non può essere la causa principale dei guai della sanità dell’Emilia-Romagna. Il vero problema è il netto calo della produttività dei nostri ospedali pubblici, particolarmente grave a Ferrara, che va di pari passo con l’insostenibilità di una sanità regionale arrivata al passivo monstre di 645 milioni di euro”. Lo ha dichiarato il presidente del gruppo Forza Italia nell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna Pietro Vignali.
“Intanto va considerato che la perdita economica di 12 milioni del nostro servizio sanitario regionale per chi viene in mobilità attiva a curarsi nella nostra Regione riferita direttamente dall’assessore regionale Fabi è risibile, non solo a confronto del deficit complessivo della stessa sanità regionale ma anche della spesa totale per essa che ammonta a 10,5 miliardi – ha proseguito il consigliere regionale azzurro – Sono invece i dati sui ricoveri negli ospedali pubblici, anche riguardanti quelli in mobilità attiva, confrontati con quelli del passato, a rivelare che c’è stato un drastico calo nelle prestazioni erogate. Lo si può vedere benissimo anche a Ferrara dove l’Arcispedale Sant’Anna è passato da 45.047 ricoveri del 2000 ai 28.802 del 2024. Un trend in peggioramento costante se si tiene conto che nel 2019, anno precedente la pandemia i ricoveri erano stati 32.911. La stessa tendenza si ripropone appunto anche sui ricoveri di chi viene da fuori Regione che sono diminuiti dal 2000 al 2024 del 46,3 % (5366 contro 2880). Simile è la tendenza per i ricoveri dell’Ausl di Ferrara scesi da 30.318 del 2000 a 11.533 nel 2024 e, per la mobilità attiva, scesi da 1091 a 374 (- 65,7 %). All’opposto sono aumentati in modo esponenziale i ricoveri nelle cliniche private ferraresi sia in totale (da 44.076 a 56.620) sia soprattutto per la mobilità attiva che registra un +1047,9 % (236 nel 2000 contro 2709 nel 2024)”.
“Questi numeri – hanno concluso Castaldini e Vignali – rivelano che la causa delle liste d’attesa infinite che in passato erano notevolmente più ridotte è nel crollo della produzione delle strutture sanitarie pubbliche e non nell’eccesso di prestazioni per chi viene da fuori Regione. La responsabilità non è né dei pazienti né del personale medico, ma di un’organizzazione gestionale inefficiente che ha progressivamente ridotto l’attività e la produttività interna. Andrebbe comunque seriamente valutato da parte dell’amministrazione regionale la proposta fatta da Aiop per cui a fronte alla netta riduzione delle prestazioni pubbliche e dell’aumento di quelle private vi sarebbe la possibilità di aumentare le prestazioni del privato accreditato per gli emiliano-romagnoli del 20- 30%. Più che continuare a piangere per avere più soldi dal Governo o trovare giustificazioni che i numeri reali confutano, De Pascale dovrebbe aprire un confronto serio per ridiscutere la gestione del nostro servizio sanitario pubblico non solo in Assemblea regionale ma anche con chi opera nella sanità, come noi chiediamo dall’inizio di questa legislatura”.
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