“Per quanto riguarda la Manovra di bilancio 2026, Confagricoltura accoglie positivamente le misure sulla proroga, prevista per il prossimo anno, dell’esonero Irpef dei redditi dominicali e agrari, così come la detassazione degli aumenti previsti dai rinnovi dei contratti nazionali e dei premi di produttività, il rinvio della cosiddetta sugartax e il rifinanziamento della Nuova Sabatini. Per converso, non possono che suscitare grande contrarietà le disposizioni sugli incentivi agli investimenti”.
È quanto afferma il presidente di Confagricoltura Ferrara, Francesco Manca, che sul punto aggiunge: “Con il ritorno al passato dell’incentivo agli investimenti 4.0 nella formula del Super e Iperammortamento, escludendo lo strumento del credito d’imposta, vengono tagliate fuori dalla misura d’incentivo per l’acquisto dei beni strumentali innovativi tutte le aziende che determinano il reddito con criteri catastali e forfettari, ovvero la stragrande maggioranza delle imprese agricole. E a questo proposito, la previsione di un contributo sotto forma di credito d’imposta per gli investimenti nel settore primario appare assolutamente non idonea a compensare adeguatamente la suddetta preclusione, in considerazione della evidente esiguità dello stanziamento complessivo previsto, pari a poco più di due milioni di euro, con annesso, tra l’altro, inasprimento delle procedure burocratiche. Diversamente dal passato infatti, le imprese beneficiarie dovranno ottenere la certificazione da un revisore legale o da una società di revisione che attesti la corretta determinazione dei costi”.
Manca prosegue: “In tal modo si arresta il percorso virtuoso che aveva caratterizzato gli ultimi anni e che aveva permesso l’innovazione tecnologica e digitale del settore agricolo. Ma la cosa peggiore, che si ritiene essere al limite della incostituzionalità, è la previsione del divieto di compensazione dei crediti d’imposta con i debiti contributivi a partire dal 1° luglio 2026, che ledono il legittimo affidamento del contribuente (peraltro sancito dallo Statuto del contribuente), che in base alle normative di riferimento dei crediti d’imposta ha dilazionato il recupero dei crediti in più anni. Pertanto, se tale limitazione non verrà superata, i coltivatori diretti, gli imprenditori agricoli professionali e i datori di lavoro che vantano un credito d’imposta per investimenti 4.0, non potranno più utilizzarlo in compensazione sul modello F24 per pagare i propri contributi Inps e quelli della manodopera”.
“Ciò rappresenta un danno evidente per le imprese agricole che vantano crediti d’imposta per investimenti già maturati; non se ne può più di regole modificate a partita in corso – conclude il presidente di Confagricoltura Ferrara -, le aziende hanno fatto investimenti nella consapevolezza che una parte dei costi sostenuti sarebbe rientrata grazie a tali compensazioni, e invece dal prossimo luglio, con tale divieto, tali aziende agricole non avranno più la possibilità di recuperare il proprio credito o quantomeno la maggior parte di esso, e questo è semplicemente inaccettabile”.
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