Ferrara torna a riflettere sul marxismo occidentale con un appuntamento molto partecipato alla Camera del Lavoro, promosso dall’Istituto Gramsci in collaborazione con Cgil, Spi Cgil, Isco e Rete per la Pace dell’Università di Ferrara. L’incontro di venerdì 7 novembre, dedicato a Storia e coscienza di classe di György Lukács, ha visto la presenza di un pubblico numeroso e attento, coinvolto anche nel dibattito finale.
Ad aprire i lavori, il direttore dell’Istituto Gramsci Nicola Alessandrini, che ha voluto ricordare la figura di Sandro Cardinali, “presenza viva nella storia culturale di Ferrara”, introducendo il terzo appuntamento del ciclo Frammenti di marxismo occidentale e sottolineando come Storia e coscienza di classe abbia tutto il fascino e le caratteristiche del “libro proibito”, condannato a suo tempo dall’Internazionale comunista ma destinato a circolare nei salotti di grandi intellettuali europei.
Il giovane studente Dajvid Spanjolli (Università Ca’ Foscari) ha attualizzato il tema con una riflessione su una “nuova coscienza di classe dell’umanità totale”, capace di unire lavoratori, impiegati e studenti in un’epoca segnata dalla “società dello spettacolo” e dall’isolamento sociale.
Fulcro dell’incontro è stata la relazione del filosofo e saggista Rino Genovese, presidente della Fondazione per la Critica Sociale, che ha ricostruito la genesi e l’impatto del capolavoro lukacsiano, “libro difficile e affascinante, nato dal caos del 1923”. Genovese ha sottolineato come l’autore ungherese, dopo aver rinnegato il testo per eccesso di idealismo, abbia comunque lasciato un’impronta decisiva nel pensiero critico novecentesco. Oggi – ha aggiunto – “la coscienza di classe può forse tradursi in coscienza della coalizione sociale”, quella capacità di unire movimenti diversi in una prospettiva comune di trasformazione.
A chiudere i lavori, Filippo Domenicali ha ricordato come il marxismo occidentale, concetto elaborato da Merleau-Ponty e rilanciato da Losurdo, continui a interrogare il rapporto tra teoria e prassi.
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