di Tommaso Piacentini
Le donne che hanno giocato un ruolo importante nella storia di un territorio sono come stelle cadenti: astri fulgenti che illuminano la notte, tracciano un solco nella volta celeste della quotidianità, poi, come sono sopraggiunte, scompaiono. Non si trova più traccia del loro ricordo: ne è una testimonianza il fatto che al 2021 – dati de Il Sole 24 ore – sono solamente 1626 le strade o le vie dei 21 capoluoghi di provincia intitolate a donne – su un totale di 24mila, quindi circa il 6,6% – e di queste ben 667 sono dedicate a sante o martiri.
Da questa tendenza alla “damnatio memoriae” femminile non è escluso il nome di una giornalista ferrarese: Rina Melli. Anche se a Ferrara, precisamente a Malborghetto, esiste una via dedicata alla sua memoria, su chi sia Rina Melli e perché sia stata importante per la città di Ferrara regna l’ombra dell’incognita. Ieri (sabato 8 novembre) si è tenuto un seminario pubblico al Teatro Off, organizzato in occasione del 130° anniversario di Assostampa Ferrara, per gettare di nuovo luce sulla sua figura.
Rina Melli, come ha spiegato la presidente dell’Istituto di storia contemporanea Anna Quarzi, nasce il 3 novembre 1882 in un’abbiente famiglia ebraica ferrarese, prima di quattro figli, in una provincia con problemi socio-economici non indifferenti: “A Ferrara era presente il più alto tasso di analfabetismo – ha dichiarato Quarzi -, tanto che, per il censimento del 1886, il censore che compie il suo lavoro nella comunità ebraica rimane sconvolto dal fatto che ‘Qui le donne sono tutte brutte, ma sanno leggere e scrivere’”.
Rina studierà in casa grazie a un precettore, Paolo Maranini, esponente del partito socialista proveniente da Copparo e di 5 anni più grande di lei. I due si innamorano ma la famiglia Melli si oppone al matrimonio: Rina, tuttavia, a soli 18 anni decide di scappare con Maranini. I due si sposano civilmente e si trasferiscono nel borgo di S.Luca: “Un quartiere operaio – come ha spiegato Quarzi – fatto di proletari e socialisti, dove Melli avrà un primo contatto con queste classi sociali che prima non conosceva”.
“Sono anni, quelli che vanno dalla nascita di Rina fino al primo Novecento, di grande fermento – ha proseguito Quarzi -: stanno per nascere le leghe, prendono vita molti fogli e giornali di ogni stampo, politico, umoristico, di cultura, come Il Saggiatore, la Gazzetta e l’Unione. È una fioritura giornalistica un po’ effimera, ma segno di una vivacità intellettuale che si scontrava con l’alto tasso di analfabetismo”.
Anche Rina Melli prenderà parte a questa primavera dell’editoria: leggerà molti giornali e comincerà a collaborare con “La Scintilla”, il quotidiano del marito, dove si occuperà di scrivere articoli sulla condizione femminile. Il 1901 sarà per lei l’anno della svolta, in quanto fonderà il suo giornale che chiamerà “Eva”: sarà il primo quotidiano di stampo socialista in Italia completamente dedicato alle donne.
Susanna Garuti, giornalista e autrice del libro “Come le donne diventeranno libere” in cui narra la vita di Rina Melli, ha parlato della straordinarietà di questa giovane ragazza: “La sua strada è duplice: propagandista socialista e giornalista. Un lavoro che porterà avanti per tutta la sua vita, anche per testate come La difesa delle lavoratrici.
“Siamo a cavallo tra Ottocento e Novecento, un periodo di intensità di evoluzioni storiche e sociali – ha proseguito il racconto di Garuti -. Nel 1901, in seguito ad ondate di scioperi, Rina diventa protagonista nell’accompagnare processi di organizzazione sindacale bracciantile, viaggia moltissimo nel territorio e non solo nelle terre bonificate. Ritroviamo sue notizie in tante zone del Veneto, della Lombardia, della Romagna, soprattuto grazie ad un’altra primazia di Melli: è stata la prima donna ad essere stata attenzionata e schedata dalla Prefettura, perciò ogni suo spostamento era tracciato”.
Melli, in virtù del suo attivismo, riuscirà ad identificare come all’interno del fenomeno bracciantile, la parte più sfruttata sia quella delle donne: “Unire la sua attività di propaganda con il giornalismo le dà l’idea di fondare il primo giornale di propaganda socialista per le donne – ha dichiarato Garuti -. Ha la necessità di parlare alle donne lavoratrici per educarle ed emanciparle attraverso la fede socialista”.
L’esperienza di “Eva” durerà dal giugno del 1901 all’agosto del 1903, un tempo che può apparire limitato allo sguardo moderno ma che per l’epoca era la normalità, ancora di più se si tiene in considerazione che il giornale era completamente autofinanziato dalla stessa Rina.
Durante il seminario, le allieve del corso teatrale di Chiara Tessiore hanno poi messo in scena una rappresentazione volta a delineare il ruolo fondamentale della lotta per i diritti delle donne, mentre Eugenio Ciccone, giornalista de “The Ferrareser”, ha presentato la copertina dedicata a Rina Melli e illustrata da Laura Massaro.
Il giornalista Giacomo Locci, del collettivo Cumbre, ha poi annunciato la pubblicazione – prevista per la primavera del 2026 – di un podcast dal titolo provvisorio “La Rivoluzione di Eva”, che, grazie all’idea di Elisa Galeati della biblioteca G. Bassani del quartiere Barco, racconterà la vicenda umana, storica e geografica della giornalista Rina Melli, ora non più una cometa, ma una stella fissa nel cielo del territorio ferrarese.
Presente al seminario anche l’assessora alle pari opportunità, Angela Travagli: “L’emancipazione nasce dal lavoro e Rina Melli ne è stata un esempio. Dare risalto alla figure femminili è un impegno che ci dobbiamo dare tutti”.
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