La classifica del Sole 24 Ore sulla criminalità ha dato lo spunto ad un dibattito interessante anche a Ferrara, che merita di essere coltivato. Siamo tutti consapevoli che per un’azione efficace di prevenzione contro microcriminalità, spaccio, furti, violenza sociale e il fenomeno della devianza giovanile (“maranza”), serve un approccio che integri sicurezza, istruzione, educazione alla cittadinanza, rispetto delle istituzioni e soprattutto politiche sociali adeguate.
Un processo rivolto, senza criminalizzare, a tutti: italiani, italiani naturalizzati, stranieri. Bene ha fatto quindi Hassan Samid a non sottrarsi alla responsabilità del parlare chiaro che il ruolo di presidente dell’Associazione musulmani gli assegna, quando si dice pronto a «sottoscrivere le parole del sindaco» Alan Fabbri secondo cui «soprattutto i ragazzi di origine magrebina, tendono a isolarsi, a fare branco, a rifiutare regole e autorità”.
Rammarica invece il perpetuarsi dell’ottusa negazione della realtà da parte del Partito Democratico, ancora fermo alle “percezioni soggettive del paese delle meraviglie”. Ferrara dal 2019 ha sia un dialogo costante con tutte le diverse comunità presenti, affinché abbiano fiducia nelle istituzioni della Repubblica e nel governo locale, sia una forte capacità di collaborazione istituzionale e di partecipazione al coordinamento con le forze dell’ordine per azioni di prevenzione, riassunte nel Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica guidato dalla Prefettura.
Una strada che anche oggi la Giunta di Ferrara percorre in modo efficace, rispettosa di diritti civili e legalità. Serve, però, rafforzare il cambio culturale attuato nella gestione della Sicurezza, completamente diverso dai disastrosi anni passati gestiti da lassismo, negazionismo e relativismo del centrosinistra a trazione Pd; serve la capacità di coniugare il ruolo istituzionale della preventiva deterrenza punitiva con una forte presenza educativa e sociale.
Questo coinvolgendo i protagonisti della crescita giovanile: famiglie, scuola, comunità educanti. Dietro la cronaca nera si nasconde, anche, una questione economica: la criminalità diffusa costa in termini di sottrazione di ricchezza e maggiori costi tra 30 e 40 miliardi di euro l’anno: una legge di bilancio in negativo.
L’effetto non è solo “paura e tensione sociale” ma anche una economia con minore produttività, investimenti frenati, spesa pubblica crescente per sicurezza, giustizia, carceri. Le province con forte criminalità patiscono meno investimenti, maggiori costi per assicurazioni e sicurezza logistica. Analisti ipotizzano che ogni euro speso in prevenzione possa generarne al-meno due di ritorno economico. La sfida per il Governo e le comunità lo-cali è, quindi, doppia: educare, prevenire e reprimere, e trasformare la sicurezza in capitale di sviluppo; sicurezza come leva economica. Il Go-verno continua a fare la sua parte con il Fondo “Sicurezza Urbana” mettendo risorse per comuni virtuosi che sappiano tracciare linee di crescita con strumenti per unire, in termini di sicurezza, decoro urbano e innovazione tecnologica.
Come investire in illuminazione intelligente ad alta luminosità nelle aree a rischio; rimuovere strutture che favoriscono l’anonimato e lo spaccio; sistemi di videosorveglianza per individuare assembramenti anomali e comportamenti violenti; droni per il monitoraggio notturno di periferie e aree trascurate utili per attività illecite. Tutti temi all’attenzione della politica di Ferrara e provincia sui quali torneremo con un’agenda concreta.
Sen. Alberto Balboni (Fratelli d’Italia)
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