Eventi e cultura
8 Novembre 2025
Dall'8 novembre nel Palazzo Ducale la rassegna in occasione dei 30 anni del riconoscimento di Ferrara Sito Unesco

Inaugurata la mostra “Meta-Ferrara” di Stefano Tassi

di Redazione | 4 min

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La mostra “Meta-Ferrara”, organizzata da Servizio Cultura, Turismo e rapporti con l’Unesco del Comune di Ferrara, Segreteria del Sindaco e Fondazione Ferrara Arte, presenta dall’8 novembre al 1° febbraio 2026 presso la Residenza Municipale i lavori realizzati da Stefano Tassi per le celebrazioni dei trent’anni dall’inserimento di “Ferrara, città del Rinascimento” nella lista del patrimonio mondiale Unesco. Il titolo indica non soltanto la trasformazione dei tasselli della geografia urbana dovuta alla sua personale interpretazione, quanto il loro potenziamento determinato dall’imprevedibilità dell’immagine e, conseguentemente, dall’esperienza estetica, per sua natura non replicabile, che scaturisce dall’incontro con essa.

Tassi rianima le carte prodotte tra gli anni Sessanta e Ottanta per la fotografia analogica fissandoci sopra gli scatti, catturati con una camera digitale, con un’emulsione di acrilici e inchiostri gettata da una stampante “truccata” da lui stesso progettata. Concepiti per rispondere alla luce e agli agenti chimici e non per assorbire pigmenti, i supporti reagiscono dunque in maniera inaspettata, come dimostra la molteplicità dei risultati ottenuti. Queste carte “fuori tempo” impregnate di materia cromatica moderna vengono a porsi a tutti gli effetti come opere uniche, specificità che l’autore ribadisce operando su ognuna di esse una post-produzione ad hoc (abradendole con la carta vetrata o spruzzandogli sopra vernici spray); lavorazione che prosegue su quelle sviluppate in grande formato. Questo procedimento tecnico, che tiene idealmente assieme due epoche (quella in cui la realtà veniva trascritta chimicamente e quella in cui si è trovata ad essere convertita elettronicamente), infonde alle creazioni di Tassi un senso di temporalità stratificata, evocata altresì dalla commistione di inquadrature classiche ed effetti visivi che rinviano alla modernità della pittura astratta e informale. Nelle immagini di Tassi Ferrara appare, per dirla con d’Annunzio, nella sua «deserta bellezza», e subito eccede. La sua psichedelica fotografia post-digitale non fissa la realtà fisica della città, ma la interroga per indurci a superare i limiti del nostro sguardo.

Come sottolinea il sindaco di Ferrara Alan Fabbri: «Stefano Tassi conduce una ricerca che lui stesso definirebbe “archeologica”, volta a rivelare una dimensione nuova, e unica, ai luoghi che amiamo. Facendo dialogare gli strumenti del passato con quelli del presente, ci offre una serie di “cartoline” che svelano tutta la magia, la sacralità, l’energia di “Ferrara, città del Rinascimento”, che festeggiamo, anche con questa mostra, nella ricorrenza dei trent’anni dal riconoscimento Unesco. Queste sue cartoline di Ferrara diventano un modo per farci riscoprire luoghi che vediamo ogni giorno e che davamo per scontati».

Pietro Di Natale, direttore della Fondazione Ferrara Arte e curatore della mostra, aggiunge: «Le eterogenee partiture cromatiche unite alle dissolvenze e alle sbavature, alle lacune e alle colature dovute all’incontro tra materia e supporto filtrano i soggetti in maniera irripetibile; e proprio grazie a questa inedita modalità rappresentativa, essi stessi, i monumenti, i palazzi, le chiese, i teatri, le piazze, le vie, le mura della città estense sembrano rivendicare la loro identità, altrettanto irripetibile, di testimoni della storia ed emblemi della civiltà. Ogni creazione di Stefano Tassi diventa così una sorta di porta sospesa tra due dimensioni (analogico-digitale, passato-presente, realtà-astrazione, materiale-spirituale) che ognuno può aprire con la propria chiave, una sola, irripetibile, come il modo in cui l’inchiostro reagisce sulla carta. L’immagine diventa esperienza: non mostra la città, la attraversa. La Ferrara di Tassi si fa soglia: diventa Meta-Ferrara».

Stefano Tassi nasce nel 1973 a Bondeno (Ferrara), dove risiede e lavora tuttora. Dopo gli studi tecnici, frequenta la facoltà di Scienze Politiche all’Università di Bologna. Sin da piccolo osserva ed esplora la sua terra: la “Bassa” celebrata da Gianni Celati, Luigi Ghirri, Giuliano Scabia e Cesare Zavattini. Grazie alla passione, coltivata sin dall’adolescenza, per l’archeologia e l’etnoantropologia rafforza il suo legame col territorio, che lo porterà in seguito a collaborare con personalità del settore. Altrettanto precoce è l’interesse per la fotografia, alla quale si approccia inizialmente con la macchina usa e getta. Successivamente adotta una Olympus digitale di terza mano, alla quale preferisce spesso la fotocamera danneggiata di un telefonino Nokia. Si trova così a prediligere la fotografia “sporca”, che realizza con mezzi e supporti talvolta arcaici. Punta all’immagine rarefatta piuttosto che pulita, all’istintività piuttosto che alla tecnica. Utilizzando carte per la stampa analogica compromesse dal tempo sviluppa una sorta di “alchimia” dell’immagine, che, nel 2018, definisce “fotografia anemica”, originale contaminazione di tecnologia analogica e digitale, che prevede anche lavorazioni chimiche e interventi pittorici sia sul supporto sia sulla stampa.

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