Politiche industriali e infrastrutture, ma soprattutto lungimiranza. È questo quello che serve a Ferrara secondo Daniele Botti, candidato sindaco alle ultime comunali che oggi è al lavoro per la realizzazione di un nuovo soggetto politico “in fase di lavorazione molto avanzata”. A farne parte dovrebbero essere “realtà che si affacciano al campo progressista e riformista, realtà associative che dialogano tra loro cercando un approccio alla politica diverso da quello dei partiti”.
Partiti con cui però si deve dialogare e ci si deve confrontare anche in modo ruvido. Ruvido come l’analisi che Botti da dei dati pubblicati dall’ufficio studi Cgia di Mestre che mette la provincia di Ferrara tra le sole 8 in recessione in questo 2025. Viene infatti mostrato come il calo del Pil tra il 2019 e il 2025 sia stato dello 0,2%, allo stesso livello di Terni e Potenza e sopra solamente a Belluno (-0,9%), Siena (-1%), Genova (-2,2%), Frosinone (-2,6%) e Firenze (-2,9%). L’Italia invece tra il 2019 e il 2025 ha avuto una crescita del Pil del 6,4% seconda in Europa solamente alla Spagna che lo ha incrementato del 10%. La Francia ha invece avuto un aumento del 5% mentre è andata male la Germania con un amento dello 0,2%. La media Ue è del 6,2%.
Chiaramente si tratta di dati provinciali e Botti non lo dimentica, come non dimentica “l’impatto sui consumi in città” e sul comune che comunque conta più di un terzo della popolazione della provincia. “Se non si fa qualcosa per il Polo Chimico – dice Botti – diventa difficile invertire la tendenza. Senza dimenticare le crisi di Berco e Vm che impattano anche sulla città”.
L’accento per risollevare l’economia ferrarese, l’ex candidato sindaco, lo sposta dunque sulle politiche industriali chiedendosi se le strategia dell’attuale amministrazione abbiano dato frutti. “Il calo del comparto industriale – spiega – non può essere compensato solo da investimenti nel turismo“. Nonostante i dati “appaiano confortanti” è un settore che “a livello di impiego e di stipendi muove poco”.
“Se migliorano le presenze e i pernottamenti medi – si domanda – perché il comparto della ristorazione è in crisi? Stiamo investendo su un target sbagliato con poco potere di acquisto?” Per Botti Ferrara sta vivendo “una crisi di identità” e nonostante possa contare su un “brand enorme” attrae un “pubblico casuale” che fatica a portare ricchezza nel nostro territorio.
Servirebbero quindi investimenti strategici e lungimiranti, nel comprato turistico ma soprattutto in quello industriale. L’esempio che propone è quello di Ravenna che con gli investimenti infrastrutturali nel rigassificatore e nella zona portuale ha saputo rilanciarsi. “Una sterzata positiva – dice – per una città che prima era in condizioni simili a quelle di Ferrara sette anni fa”.
Ora qualcosa potrebbe muoversi “con la Zona logistica semplificata e con l’Hub commercio” ma ciò che per Botti risulta incredibile è che, “pur essendo una delle province che ha attratto più fondi Pnrr, li abbiamo spesi in modo totalmente casuale sperando di pescare qualche ‘jolly’ nel mucchio”. “Zero visione strategica – aggiunge – e infatti il valore creato non è solo zero, ma bensì sotto lo zero”.
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