Rapina un coetaneo. Minore denunciato dalla Polizia
La Polizia di Stato ha denunciato un minore presunto autore di una rapina ai danni di un coetaneo
La Polizia di Stato ha denunciato un minore presunto autore di una rapina ai danni di un coetaneo
Grave incidente sulla Romea all'altezza di Porto Garibaldi intorno alle 5 di mattina del 7 novembre dove due furgoni si sono scontrati e le 4 persone a bordo sono rimaste ferite, due per mezzo
“Magrebini ai forni”. È la scritta comparsa questa mattina su un autobus della Linea 11. Se n'è accorta una signora anziana che ha inviato la segnalazione all'attivista del Pd Diego Marescotti
Lo hanno sorpreso mentre - con fare sospetto - apriva il cancellino di un'area cortiliva di un'abitazione del centro, per poi entrare in un garage e rubare una bicicletta. È così finito in manette, con l'accusa di furto aggravato, un 30enne ferrarese già noto alle forze dell'ordine
Due gemelli di 18 anni sono stati denunciati per resistenza a pubblico ufficiale; uno dei due è stato inoltre segnalato per uso personale di sostanze stupefacenti. È il bilancio dei controlli quotidiani che, durante la giornata dello scorso 4 novembre, i carabinieri hanno effettuato nella stazione delle autolinee extraurbane di Copparo
Lagosanto. Un’indagine della Guardia di Finanza di Ferrara ha colpito il centro di Procreazione medicalmente assistita (Pma) dell’ospedale del Delta di Lagosanto.
I finanzieri del Nucleo economico-finanziario hanno effettuato ispezioni e sequestri di documenti dispositivi informatici, bloccando anche il software “Fertilab”, utilizzato per la gestione dei dati clinici delle pazienti.
Sono sei le persone indagate dalla Procura di Ferrara, tra cui l’attuale responsabile dell’unità operativa, l’ex responsabile del laboratorio, la nuova dirigente dello stesso, la manager della qualità ed embriologa e due biotecnologi. Tutti avrebbero ricevuto perquisizioni anche nelle abitazioni.
L’inchiesta ipotizza una serie di gravi irregolarità: false attestazioni nelle cartelle cliniche, linee guida disattese e documentazione di impianti embrionali mai realmente effettuati. Il responsabile della struttura è inoltre accusato di aver falsamente registrato ecografie mai eseguite e, soprattutto, di aver provocato un aborto nel marzo 2023, ingannando la paziente coinvolta. Secondo le indagini, alla donna sarebbe stato impiantato un embrione appartenente a un’altra paziente; convinta che la procedura fosse fallita, le sarebbe stato somministrato un farmaco abortivo sotto pretesto di una ‘pulizia dell’utero’ in vista di un nuovo tentativo.
Tutti e sei gli indagati devono rispondere anche dell’ipotesi di concorso in omissione di atti d’ufficio e di falso ideologico, per non aver effettuato i controlli di fertilizzazione previsti dopo il prelievo degli ovociti, pur attestandoli come regolarmente svolti.
L’indagine, coordinata dalla sostituta procuratrice Barbara Cavallo, si è intrecciata con una recente ispezione del Centro nazionale trapianti, che avrebbe portato nuovi elementi utili agli inquirenti, accelerando i tempi dell’inchiesta.
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