Politica
4 Novembre 2025
Il sindaco di Ferrara replica alla consigliera del Movimento 5 Stelle Marzia Marchi che parlava di valori giovanili e politiche educative

Alan Fabbri: “I ragazzi di origine magrebina tendono a rifiutare le regole e l’autorità”

di Redazione | 3 min

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Se in Gad c’erano, e ci sono ancora – a giudicare dalle cronache giudiziarie – persone di etnia nigeriana “coinvolte in traffici e violenze”, ora ci sono i ragazzi magrebini a ‘destabilizzare’ la sicurezza di Ferrara.

È, in estrema sintesi, quello che il sindaco di Ferrara fa scrivere sui propri profili social per rispondere a Marzia Marchi.

La consigliera del Movimento 5 Stelle criticava la cultura dello “svago a ogni costo” e invitava a investire in spazi educativi, sostenendo che “la società deve cambiare modello”, come dimostrano tra l’altro atroci episodi avvenuti di recente in varie parti d’Italia (vedi Moncalieri).

L’inizio del post di Fabbri (qui l’intero intervento) punta a irridere l’esponente di opposizione: “Alle parole del consigliere del Movimento 5 Stelle Marzia Marchi non ci si abitua mai, anche se in poco più di un anno ne abbiamo sentite tante, ma quelle che abbiamo letto oggi ci lasciano ancor più perplessi sulla sua idea di città”.

Fabbri fa quindi estrapolare frasi dell’intervento di Marchi senza entrare nel contenuto e nel significato del discorso, che voleva spiegare che chiudere “i centri sociali (La Resistenza o il circolo Arci bolognesi) e allontanare le associazioni di volontariato che propongono metodi aggregativi di diverso tipo” è controproducente.

Il sindaco si concentra quindi sul concetto di ‘movida’, “che esiste da sempre – fa scrivere -, per la docente Marchi è un problema perché «viene sdoganato il diritto di appropriarsi della città, nelle sue strade e nelle sue piazze, in maniera privata»”.

Dopo aver storpiato il senso dell’intervento della consigliera pentastellata (definito “Roba da Corea del Nord”), Fabbri fa scrivere che per lui “il problema non è la movida, ma la mala movida. I titolari di bar, locali e organizzatori di eventi sono i nostri primi alleati nel contrasto ai fenomeni pericolosi che vediamo in tutte le città italiane, come quello dei cosiddetti ‘maranza’”.

“Per questo – aggiunge – abbiamo creato il protocollo Movida Sicura e continuiamo a investire su questo tema, anche con nuovi street tutor, per garantire a tutti il diritto allo svago in totale sicurezza”.

E a proposito di “maranza”, Fabbri si abbandona a una considerazione: “In Gad, quando denunciavamo certe situazioni, ci davano dei razzisti perché indicavamo un’etnia precisa coinvolta in traffici e violenze. Il tempo e la magistratura hanno dimostrato che avevamo ragione: la mafia nigeriana non era solo nella nostra testa. Oggi abbiamo davanti un altro problema: riguarda non solo i nostri giovani, influenzati da modelli poco edificanti, ma anche le seconde generazioni, i figli di chi ha scelto di vivere in Italia”.

“Molti sono onesti lavoratori, parte integrante della nostra comunità – aggiunge -. Io stesso ricevo messaggi (in arabo e in italiano) da giovanissimi studenti che chiedono campi da calcetto, reti ai canestri, cantanti da ospitare al Ferrara Summer Festival e nuove opportunità. Con loro cerco di avere sempre un dialogo costante, perchè voglio che abbiano fiducia nelle istituzioni.

Ma altri, soprattutto tra i ragazzi di origine magrebina, tendono a isolarsi, a fare branco, a rifiutare le regole e l’autorità”.

La prova? “Lo vediamo nei video che circolano in rete e apprendiamo ogni giorno notizie simili dalla stampa: comportamenti aggressivi, disprezzo per i valori occidentali, ostentazione. Il tutto può essere alimentato anche da sedicenti predicatori integralisti o da ciò che ascoltano in famiglia. È una tendenza che cresce e che non possiamo più ignorare”.

“Se non interveniamo ora a tutti i livelli – conclude chi scrive senza specificare cosa intenda per ‘tutti i livelli ‘ -, mettendo da parte le ideologie politiche, rischiamo di perdere la nostra identità, la nostra libertà e tutti quei valori su cui si fonda la nostra democrazia”.

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