“Questa tecnologia non ci sostituisce: amplifica ciò che possiamo fare“. Per questo, secondo Cristiano Boscato, sarebbe più corretto chiamarla intelligenza “aumentata”, anziché “artificiale”. Con queste parole l’imprenditore, docente e tra i massimi esperti italiani di AI applicata al business, ha catturato l’attenzione del pubblico della libreria Il Libraccio, dove ha presentato il suo nuovo saggio “Era, ora. Intelligenza aumentata, lavoro vivo“. Organizzato da F.In.D. – Ferrara Innovation & Digital e moderato dallo scrittore ferrarese Paolo Panzacchi, l’incontro ha aperto un confronto lucido e appassionato su come l’AI stia trasformando non solo il lavoro, ma il linguaggio stesso e il modo in cui percepiamo la realtà.
Per Boscato, l’attuale salto tecnologico non è un semplice passo avanti, ma una vera metamorfosi. “L’intelligenza aumentata parla. E quando parla, cambia il linguaggio. E il linguaggio cambia la realtà”. Da questa premessa, influenzata dai suoi studi semiotici con Umberto Eco all’università, nasce la riflessione di Boscato sul potere culturale delle macchine: “Le AI non sono neutre, riflettono la cultura dominante di chi le ha create. Un recente studio di Harvard dimostra che oggi vengono comprese all’87% da un americano e solo al 13% da un etiope: significa che parliamo con strumenti che portano dentro i nostri bias culturali”.
Boscato preferisce parlare di “lavoro vivo” per descrivere un futuro in cui la produttività lascerà spazio alla relazione e al senso. “Fra pochi anni avremo quintali di algoritmi in azienda, e l’intelligenza artificiale diventerà come l’elettricità: non più un vantaggio competitivo, ma una condizione di base. A quel punto la differenza la farà ciò che resta irriducibilmente umano: la capacità di far risuonare l’altro“.
Per questo, nel suo libro, immagina nuove figure professionali nate dal bisogno di dare significato al lavoro: l’alchimista del fallimento, il curatore del ritmo interno, il cartografo del non detto. “Abbiamo bisogno di persone che si occupino della manutenzione delle relazioni emotive. Non più di chi produce di più, ma di chi sa costruire senso, empatia e fiducia“, ha spiegato Boscato.
Nel dialogo con Panzacchi, Boscato ha descritto l’AI come “uno specchio poetico e trasformativo”: “Ci mostra quello che siamo e quello che ci manca. Se impariamo ad usarla in modo consapevole, può aiutarci a vedere le nostre parole stanche e a trovarne di nuove”. Una visione che ribalta la paura delle macchine autonome: “L’AI non è una persona che entra in ufficio e si siede accanto a noi. È uno strumento, e come tale riflette i dati e la cultura che le mettiamo dentro. Sta a noi decidere se usarla per diventare più meccanici o più umani“.
Nel confronto con il pubblico, Boscato ha toccato anche i rischi di questa transizione. La sua paura maggiore, ha confessato, non è quella delle macchine “alla Terminator”, ma quella “che non si usi questa tecnologia per riformare davvero il lavoro, e si finisca per allargare il divario tra chi ha accesso all’innovazione e chi ne resta escluso“.
La serata ha segnato anche il debutto pubblico di F.In.D. – Ferrara Innovation & Digital, associazione nata nel luglio 2025 da undici professionisti locali dell’Ict con l’obiettivo di diffondere una cultura dell’innovazione consapevole. “Vogliamo che la tecnologia diventi un motore di crescita e confronto per la città”, hanno spiegato Mario Zambrini e Massimo Poletti, rispettivamente presidente e vicepresidente. Un’intenzione che risuona con la conclusione di Boscato: “L’intelligenza aumentata non è un idolo né un nemico. È un’occasione. Ma serve una nuova responsabilità: quella di ricordarci ogni giorno cosa significa essere umani“.
Grazie per aver letto questo articolo...
Da 20 anni Estense.com offre una informazione indipendente ai suoi lettori e non ha mai accettato fondi pubblici per non pesare nemmeno un centesimo sulle spalle della collettività. Il lavoro che svolgiamo ha un costo economico non indifferente e la pubblicità dei privati non sempre è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge e, speriamo, ci apprezza di darci un piccolo contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di ferraresi che ci leggono ogni giorno, può diventare fondamentale.
OPPURE se preferisci non usare PayPal ma un normale bonifico bancario (anche periodico) puoi intestarlo a:
Scoop Media Edit
IBAN: IT06D0538713004000000035119 (Banca BPER)
Causale: Donazione per Estense.com