Attualità
3 Novembre 2025
Erik Vendemmiati: “Vogliamo contribuire a portare la città estense più vicina al livello di Bologna in termini di innovazione. La crescita della Data Valley e gli investimenti europei sull’AI possono portare risorse anche qui”

Fino alla Silicon Valley passando per Ferrara: Daidalos, la startup che vuole rendere l’IA più sostenibile

di Redazione | 4 min

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È nata tra i laboratori dell’Università di Bologna e i corridoi dell’incubatore Almacube, ma guarda già alla Silicon Valley. Daidalos è una giovane startup deep tech che punta a rivoluzionare il modo in cui l’intelligenza artificiale “vive” dentro i chip elettronici, riducendo fino al 57% i consumi energetici rispetto alle soluzioni attuali.

Un progetto che unisce innovazione, sostenibilità e un forte legame con l’Emilia-Romagna. E proprio questo legame passa anche da Ferrara, città natale di Erik Vendemmiati, responsabile dell’area finanziaria di Daidalos, che ci racconta come e perché una realtà nata a Bologna stia oggi costruendo un ponte con il territorio estense.

Erik, Daidalos è nata a Bologna ma oggi guarda anche a Ferrara. Cosa vi ha spinti a portare una parte del progetto nella sua città natale?

“Daidalos nasce a Bologna, cuore di un ecosistema fortemente orientato alle tecnologie AI, come dimostra anche il progetto della Data Valley. Il nostro obiettivo è proprio quello di contribuire in maniera attiva allo sviluppo tecnologico e territoriale dell’Emilia-Romagna. Detto questo, è importante per noi mantenere un legame con le nostre radici: Jonathan e Francesca, i fondatori, sono di Reggio Emilia, mentre io sono nato e cresciuto a Ferrara. Per questo stiamo portando avanti partnership con E4, azienda di Scandiano leader nel settore, e partecipiamo al bando Follow Startup, che ha sede proprio a Ferrara. Inoltre, guardiamo con grande interesse ai laureandi di Ingegneria dell’Università di Ferrara, con la speranza di poter un giorno assumere giovani talenti locali nel nostro team».

Ferrara non è conosciuta come un polo high-tech. Cosa significa per voi sviluppare una tecnologia così avanzata in un territorio senza una forte tradizione nel deep tech?

«Per noi rappresenta una sfida e, allo stesso tempo, un’opportunità. Vorremmo contribuire a portare Ferrara più vicina al livello di Bologna in termini di innovazione. La città ha già una base solida dal punto di vista universitario, come dimostrano i dati sulle immatricolazioni in crescita. Seguiamo con attenzione gli input dell’amministrazione comunale sui programmi per giovani imprenditori e sogniamo di vedere un giorno Ferrara inserita nella mappa italiana del deep tech, accanto a città che oggi guidano l’innovazione. È tempo che la nostra città, famosa per la storia e il turismo, inizi a essere riconosciuta anche per la tecnologia”.

Con il progetto Follow Startup avete scelto di valorizzare l’imprenditorialità locale: che tipo di collaborazione o opportunità è nata da questa esperienza?

“Prima di tutto, vogliamo ringraziare chi sostiene il progetto, perché può davvero rappresentare una svolta per l’imprenditorialità giovanile e accademica. Grazie a Follow Startup abbiamo potuto perfezionare il nostro piano operativo, migliorando diversi aspetti del modello di business, che in Italia non è sempre semplice da applicare nel campo del deep tech. Inoltre, l’iniziativa ci ha permesso di entrare in contatto con realtà e personalità internazionali, anche a San Francisco, che speriamo possano trasformarsi in futuri investitori. Ma soprattutto, ha contribuito a creare una rete regionale di startup e imprese innovative: una condizione essenziale per far crescere l’ecosistema dell’Emilia-Romagna”.

Lei è ferrarese: quanto conta per Daidalos mantenere un legame con le proprie radici mentre punta alla Silicon Valley?

“Conta moltissimo. Credo che non si debba mai dimenticare da dove si viene, perché le nostre radici definiscono la nostra identità. Oggi il mercato americano è fondamentale per la crescita di una startup come la nostra, perché la nostra tecnologia dialoga con realtà come Intel o AWS. Ma il nostro obiettivo è non perdere l’anima emiliana, quella che mette la qualità al primo posto — nel lavoro e nelle relazioni umane. Speriamo che, un giorno, possa nascere tra Reggio Emilia, Bologna e Ferrara un vero e proprio polo tecnologico d’avanguardia, capace di competere con le realtà più avanzate d’Europa”.

Quali benefici concreti può portare un progetto come Daidalos al territorio ferrarese — in termini di competenze, lavoro o cultura dell’innovazione?

“Progetti come il nostro possono innescare un circolo virtuoso: più innovazione significa più opportunità di lavoro per ingegneri, data scientist e ricercatori. Inoltre, la crescita della Data Valley e gli investimenti europei sull’intelligenza artificiale possono portare risorse anche su Ferrara, valorizzando le attività di ricerca dell’Unife e creando nuove sinergie con le imprese locali. Il nostro sogno è essere un esempio per i giovani: dimostrare che anche da una città di provincia si può puntare in alto, senza accontentarsi, ma costruendo qualcosa di ambizioso e duraturo”.

Daidalos dimostra che innovazione e territorio non devono viaggiare su binari paralleli. Da Bologna alla Silicon Valley, passando per Ferrara, la startup emiliana vuole costruire un futuro dove la tecnologia diventa più sostenibile — e dove anche una città di provincia può tornare protagonista nella corsa all’innovazione.

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