Mercoledì 29 ottobre alle ore 17:30, presso il Salone delle Mostre Temporanee di Palazzo Turchi di Bagno a Ferrara, sarà inaugurata la mostra Simone Guidi di Bagno “Non tutto è come sembra”.
Oltre settanta opere, tra disegni, acquerelli, acrilici, compresi tra gli anni Novanta e il primo decennio del Duemila, tracciano l’itinerario di questo percorso espositivo che si avvale dei testi di presentazione di Ada Patrizia Fiorillo (docente di Storia dell’arte contemporanea dell’Ateneo ferrarese), di Erminia Pellecchia (giornalista del quotidiano Il Mattino) e di una lettera dell’artista Marco Tirelli, amico di vecchia data di Simone di Bagno. Si tratta di lavori, per la gran parte di piccole dimensioni, appartenenti a cicli diversi, ma omogenei per la cifra espressiva che li caratterizza. Di Bagno si esprime infatti attraverso l’uso di segni corsivi accompagnati da un colore espressivo che restituiscono immagini sottratte ad un immaginario fervido e fantastico.
La mostra rappresenta un ulteriore tassello delle attività svolte anche in ambito di Terza Missione dal Sistema Museale di Ateneo-Sma che «mette insieme, come è avvenuto in altre occasioni, – nota la presidente Ursula Thun Hohenstein – competenze diverse del nostro Ateneo per la divulgazioni di eventi culturali che oggi trovano occasione nella personale di Simone di Bagno, abile disegnatore di lunga esperienza fin dalla giovane età». Una mostra singolare che bisogna intercettare fin dal suo titolo. «Non tutto è come sembra, titolo – scrive Ada Patrizia Fiorillo – dato dall’artista a questa personale in occasione anche del dono di due porte originarie appartenute al Palazzo di Bagno che era stato dei suoi antenati, sembra subito un avvertimento. Bisogna andare infatti oltre l’apparenza di queste immagini che ci vengono incontro con la leggerezza della fantasia, della libertà immaginativa e, soprattutto, dell’ironia, per accorgersi presto che Di Bagno dà vita ad un racconto intimo reso tangibile dall’incontro tra il disegno e il colore. Un binomio questo fondante del suo aprirsi alle epifanie che la realtà visiva, fatta di emozioni e di pensiero, gli sollecita. Eccole allora le sue pagine, che trattengono una vena decisamente surreale, delineare al nostro sguardo soggetti tra i più vari: ritratti allampanati o che al posto della testa indossano specchi, macchinette da caffè, racchette o mazzi di fiori, e poi elementi naturalistici che si rincorrono sulla pagina senza soluzione di continuità aprendo squarci ad occhi capziosi, guardinghi o melanconici, ma anche abiti svuotati dei corpi che mantengono la postura di un anonimo abitante e ancora tende che si aprono su quello che è l’assurdo teatro della vita». Lavori che «apparentemente solari – sottolinea Erminia Pellecchia – colpiscono da subito, ma a guardare meglio ci si accorge, nonostante il baccano cromatico che fanno, che i personaggi nasuti e clowneschi presenti sui suoi cartoncini e le sue tele, sono pervasi da una sottile inquietudine e da una ironia surreale, a volte, crudele e un po’ disillusa che mescola, in modo apparentemente paradossale, Baj, Topor e Mordillo. Con matite, chine, acquarelli, inchiostri, acrilici le sue immagini prendono vita e raccontano storie, con lo sguardo fintamente scanzonato, di chi del mondo e nel mondo ha visto di tutto, al punto di poterne leggere la comica e tragica filigrana». Disegnatore, ma anche regista di documentari che hanno accompagnato i suoi tanti anni di lavoro alle Nazioni Unite e l’impegno per cause sociali e politiche, la mostra sarà accompagnata dal video di una lunga intervista sulla sua multiforme esperienza di vita e da una serie di libri illustrati negli anni.
Simone Guidi di Bagno nasce a Roma da una antica famiglia ferrarese. Grande esploratore, non ancora ventenne, Simone si trasferisce a Londra per un periodo lavoro. Tornato in Italia, da Roma parte in macchina per un lunghissimo viaggio alla volta del Nepal, toccando paesi come l’Iran, l’Afganistan, il Pakistan, l’India. È un ulteriore esperienza formativa che lo sensibilizza verso i problemi del terzo mondo.
I principi della pace e della giustizia sociale lo portano a lavorare alle Nazioni Unite a New York, dove per un ventennio sarà impegnato a girare documentari su alcune delle più pressanti problematiche del genere umano. Sono filmati che interessano temi di carattere sociopolitico, tra i quali i diritti delle donne, dei rifugiati, dei disabili, dei senza tetto. Altresì sarà occupato in operazioni di pace condotte dall’organizzazione Namibia ad Haiti e in Cambogia. Per questa attività registica riceve prestigiosi premi internazionali che lo portano a confrontarsi sempre di più con questioni di attualità. Allarga infatti il suo orizzonte di attenzione verso argomenti sui quali l’Onu non è nelle condizioni di intervenire come la posizione dei travestiti nella società o la lotta per la democrazia in Birmania. Al quotidiano impegno lavorativo portato avanti con grande senso di responsabilità etica, Simone Di Bagno affianca la passione per l’arte, in particolare per il disegno coltivato fin da bambino. Con questa esperienza allestisce mostre in Europa e negli Stati Uniti, nel mentre si dedica all’illustrazione per libri pubblicati dall’Onu. Tra le mostre personali si segnalano: Clowns and Heroes, Tucker Robbins, NYC, 1998; Hearts and Minds, Barnes and Noble NYC, 2004; Personal, Governor’s Island 4 heads art show, 2009, NYC; Moi, Art of the garden show, Havertown Pensylvania, 2011; Nations are us, mostra permanente, Onu, Ginevra, 2012; Guardami pure, Fondazione Besso, Roma 2019; Ce’est pas moi, Carla Milesi, Gstaad, 2022.
Aperture: 29 ottobre/16 novembre 2025. Orari: tutti i giorni 10-18. Ingresso libero. Per informazioni: sistema.museale@unife.it
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