Attualità
28 Ottobre 2025
Dall'indagine del progetto Prisma su sette Atenei italiani emerge un buon livello di benessere complessivo, ma con fragilità nella dimensione sociale. Così parte il laboratorio di street art "Il Muro che parla di Noi"

Studenti più sereni ma con poca fiducia nella società: Unife risponde con l’arte

di Elena Coatti | 4 min

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Gli studenti delle università italiane stanno complessivamente bene, ma faticano a fidarsi della società e a sentirsi parte di una comunità. È questa la fotografia emersa dalla grande indagine sul benessere soggettivo e gli stili di vita condotta nell’ambito del Progetto Prisma, che ha coinvolto quasi 15mila studenti di sette Atenei italiani, tra cui oltre 3500 dell’Università di Ferrara. Un quadro incoraggiante, con punteggi medio-alti di benessere complessivo, ma che evidenzia una fragilità: quella del benessere sociale, la dimensione più bassa e spesso associata a una diffusa “sfiducia nella società”.

Proprio da questa consapevolezza prende forma una risposta concreta e creativa: “Street Art x Unife – Il Muro che parla di Noi“, uno dei laboratori del primo trimestre accademico che coinvolge gli studenti ferraresi nella realizzazione di murales collettivi dedicati al tema dell’identità, della fiducia e del benessere condiviso.

La conferenza di presentazione dei risultati dell’indagine e del nuovo progetto artistico si è tenuta martedì 28 ottobre, nella Sala Consiliare del Rettorato di Unife, alla presenza della rettrice Laura Ramaciotti, della professoressa Paola Bastianoni, delegata al benessere psicologico di Ateneo e responsabile scientifica di Prisma, e di Alessandro Tagliati, presidente dell’associazione Campus Delta Aps, promotrice dell’iniziativa.

L’indagine ha esplorato la relazione tra grinta accademica, attività fisica, supporto sociale e stato di salute mentale percepiti dai partecipanti. I dati mostrano così un panorama complessivamente positivo: gli studenti si collocalo su livelli medio-alti di benessere soggettivo e solo una minoranza (il 14%) rientra nella condizione definita di languishing, cioè di apatia e vuoto emotivo. Il 24% si trova in una condizione di pieno benessere, mentre la maggioranza (circa il 60%), vive una situazione “moderata”, senza segnali patologici ma con un margine di miglioramento sul piano motivazionale e sociale.

A preoccupare, tuttavia, è la componente psicologica: oltre il 40% degli studenti ha riportato punteggi sopra la soglia clinica per l’ansia e il 37% per la depressione, con lo stress come principale predittore negativo. Solo una parte di loro ha usufruito di supporto specialistico, evidenziando un bisogno ancora poco intercettato.

La professoressa Bastianoni ha spiegato: “I dati ci raccontano che la situazione non è così negativa come spesso percepiamo da certe narrazioni sui giovani, ma la dimensione sociale del benessere è da attenzionare. C’è un bisogno crescente di appartenenza, di fiducia reciproca e di legami che sostengano la crescita personale. L’università può e deve essere uno di questi luoghi di connessione“.

Tra i fattori protettivi più efficaci emergono l’attività fisica (praticata dal 53% del campione) e una buona qualità del sonno (almeno sette ore a notte). Inoltre, chi partecipa ad attività creative, di volontariato o sportive mostra maggiori livelli di benessere, grinta e resilienza, confermando che il coinvolgimento sociale è una risorsa chiave per la salute mentale.

Nel suo intervento, la rettrice Ramaciotti ha sottolineato l’impegno dell’Ateneo nel rendere la cultura del benessere parte strutturale della vita universitaria: “Con Prisma abbiamo costruito un modello di università che non si limita a offrire servizi, ma che promuove la vera cultura del benessere. Stiamo investendo non solo su progetti e interventi, ma su un cambiamento culturale che renda il benessere un valore permanente e condiviso nella comunità accademica“.

Dopo la prima fase, Prisma 2 consolida e amplia le azioni avviate: con oltre un milione di euro di nuovi finanziamenti del Ministero dell’Università e della Ricerca, il progetto rafforza i servizi di supporto psicologico e introduce nuove iniziative legate allo sport, alla creatività e alla socialità.

Da queste basi nasce il laboratorio di Street Art, promosso da Campus Delta Aps in collaborazione con Theremin Srl Impresa Sociale. Guidato dall’artista Riccardo Buonafede, il percorso ha già raccolto oltre 40 iscrizioni e una ventina di partecipanti attivi ai primi incontri di progettazione condivisa. Due i muri scelti per ospitare i murales collettivi: uno all’interno della segreteria didattica di via Saragat e l’altro sul muro esterno del magazzino scorte del Polo Scientifico Tecnologico.

Il laboratorio prevede nove incontri tra progettazione e realizzazione, supportati da tutor, materiali tecnici e documentazione fotografica e video professionale. A concludere il percorso, una festa pubblica davanti al murales celebrerà la creatività e la partecipazione degli studenti. “Questo progetto – ha spiegato il presidente Tagliati – nasce da tre parole: casa, arte e strada. Casa, come luogo in cui sentirsi parte; arte, come espressione condivisa e vitale; strada, come percorso che si fa insieme. Il muro diventa così simbolo di appartenenza e di fiducia reciproca, il segno visibile di una comunità che cresce insieme”.

La collaborazione di Campus Delta Aps con Unife nell’ambito di Prisma 2 rappresenta un esempio concreto di come reti territoriali, arte e università possano generare innovazione sociale. Tra le nuove iniziative previste, oltre alla street art, anche laboratori teatrali e narrativi, un percorso di yoga e attività corpo-mente, e un progetto di medicina culinaria realizzato con l’Istituto alberghiero Vergani, dedicato al benessere legato al cibo come esperienza relazionale.

Il progetto Prisma, con la sua rete nazionale e il radicamento ferrarese, mostra come il benessere universitario non sia solo una questione di salute mentale, ma anche di partecipazione, fiducia e creatività condivisa. Come ha concluso la professoressa Bastianoni: “Il benessere non è un traguardo, ma un percorso collettivo. E l’università, con le sue relazioni e i suoi spazi, può diventare un luogo generativo di crescita, fiducia e futuro“.

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