Momenti di tensione nel tardo pomeriggio di lunedì 27 ottobre al termine del Consiglio comunale, quando all’uscita dalla Residenza municipale si è verificato un acceso scambio di battute tra il consigliere Luca Caprini (Civica Fabbri) e una delegazione del collettivo Ferrara per la Palestina.
Il gruppo, composto da una decina di attivisti, aveva assistito alla seduta dopo aver annunciato sui propri canali social la volontà di presenziare ai lavori consiliari. Loro stessi affermano di “essere stati accompagnati dagli agenti della Polizia municipale e della Digos fino agli scranni del pubblico”. Alcuni di loro riferiscono di “essere stati scortati fino ai servizi igienici”.
Terminato il Consiglio, il collettivo ha incrociato Caprini all’uscita di Palazzo Municipale e gli avrebbe chiesto se davvero ritenesse “terroristi” coloro che indossano la kefiah – un chiaro riferimento alle dichiarazioni che lo stesso consigliere aveva rilasciato nei giorni scorsi in una nota alla stampa, in cui dichiarava che “la kefiah, dopo l’intifada lanciata da Arafat, è divenuta simbolo di terrorismo”.
Alla domanda degli attivisti, Caprini avrebbe risposto: “Sì, siete tutti terroristi”. A quel punto, i membri del collettivo hanno ribattuto che torneranno “a farsi sentire in Consiglio” e, mentre scendevano lo Scalone, il consigliere ha aggiunto: “Io vivo qui, vi lascio l’indirizzo e vi aspetto. Sapete dove trovarmi”. Parole che, secondo i presenti, sono suonate come una provocazione e che hanno contribuito ad alimentare il clima di tensione attorno al dibattito cittadino sulla questione palestinese.
Nel frattempo, in piazza Cattedrale, un centinaio di persone si erano riunite per il presidio promosso da Ferrara per la Palestina, inizialmente previsto in piazza Municipale ma poi spostato – come comunicato dalla Questura – “per ragioni di sicurezza”. Durante la manifestazione, gli organizzatori hanno ribadito le proprie richieste: scuse ufficiali da parte del sindaco Alan Fabbri e della Giunta per le parole offensive e razziste nei confronti della comunità palestinese, a partire dagli interventi dell’ex consigliere Benito Zocca che definì “nutrie” le donne palestinesi, fino allo stesso primo cittadino, che in precedenza aveva definito “terroristi” i manifestanti invitandoli a “tornare a casa loro”.
Il collettivo chiede inoltre che venga riconosciuto pubblicamente “che in Palestina è in corso da due anni un genocidio” e che sulla facciata del Municipio venga esposta una bandiera palestinese come segno di solidarietà.
Sul divieto di manifestare in piazza Municipale, gli attivisti ribadiscono che “in quella piazza abbiamo già manifestato e si sono tenuti innumerevoli eventi, compreso l’ultimo sciopero generale con migliaia di persone. Non esiste eccezionalità nel diritto e nella pubblica sicurezza”, concludono.
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