Questa mattina, 27 ottobre 2025, all’Istituto tecnico “Copernico – Carpeggiani” di Ferrara si è tenuta una commemorazione di Federico Aldrovandi a 20 anni di distanza dalla sua morte. Federico era uno studente di IV Perito Elettronico della scuola.
Dieci classi del triennio hanno assistito alla proiezione di “È stato morto un ragazzo”, il film documentario, pluripremiato, del giornalista Filippo Vendemmiati, alla presenza dello stesso Vendemmiati, di Lino Aldrovandi, papà di Federico, e di Andrea Boldrini, presidente dell’associazione “Federico Aòdrovandi”. Al termine del dibattito tra ospiti e alunni, organizzato dalla docente Barbara Diolaiti, è stata, infine, posta una targa accanto alla Quercia di Federico, piantata nel parco della scuola 15 anni fa.
In apertura della mattinata Francesco Borciani, dirigente dell’IIS Copernico – Carpeggiani, ha chiaritto che “per noi è molto importante la giornata di oggi e non solo perché Federico era un nostro studente, ma perché è stato ucciso da quattro poliziotti, cioè da rappresentanti di istituzioni che avrebbero, invece, dovuto proteggere un ragazzo di 18 anni. È una storia terribile che bisogna conoscere per comprendere che ciascuno di noi deve difendere gli strumenti della democrazia e pretendere che le Istituzioni rispettino il proprio ruolo”.
Alle domande dei ragazzi sui motivi di condanne tanto lievi per i poliziotti (le sentenze parlano di omicidio colposo) ha risposto Vendemmiati chiarendo che “il film racconta di indagini fatte male e con grande ritardo. Quando si arrivò al processo mancavano tutte le prove, c’era solo una testimonianza e molti speravano che il processo finisse in nulla. È andata diversamente per fortuna ma i poliziotti hanno fatto solo qualche giorno di prigione e, soprattutto, scontata la pena sono tornati in servizio. Non è mai stata tolta loro la divisa. Mele marce, si dice, ma un sistema le ha a lungo difese. È anche il sistema da cambiare”.
All’interrogativo di una studentessa, che ha chiesto “Come possiamo noi fidarci di istituzioni che provocano e coprono l’omicidio di un ragazzo?”, ha risposto Lino Aldrovandi: “Quella mattina di vent’anni fa in tanti non fecero il loro dovere, ma vi chiedo di non pensare che la colpevolezza di alcuni individui significhi colpevolezza di tutti. Noi continuiamo a raccontare questa storia perché le istituzioni, tutte, si adoperino affinché fatti come questi non accadano mai più. Perché le Istituzioni difendano davvero la Democrazia”.
“Vorrei – ha concluso Andrea Boldrini – che non ricordaste questa come una commemorazione, ma come memoria che vive”.