Cronaca
28 Ottobre 2025
I giudici bolognesi ribaltano la sentenza di primo grado e scagionano un 32enne di nazionalità pakistana che era stato condannato a sette anni e sei mesi di carcere

Violenza e maltrattamenti sull’ex. Assolto in Appello dopo la condanna a oltre sette anni

di Davide Soattin | 3 min

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Colpo di scena in Corte d’Appello a Bologna, dove un 32enne di nazionalità pakistana – difeso dall’avvocato Alessandro Falzoni – è stato assolto perché il fatto non sussiste dopo la condanna in primo grado che il collegio del tribunale di Ferrara – nel febbraio 2023 – gli aveva inflitto a 7 anni e 6 mesi (oltre che il pagamento di 20mila euro come provvisionale) per la duplice accusa di violenza sessuale e maltrattamenti in famiglia nei confronti della propria compagna 31enne.

I fatti per cui il 32enne era finito a processo erano avvenuti tra ottobre e dicembre 2018, quando – riportando quanto la donna aveva denunciato ai carabinieri – l’uomo, in più occasioni, l’aveva presa per i capelli, tenuta per le braccia e immobilizzata nel letto, tirandole schiaffi e pugni e mettendole le mani al collo quando lei cercava di manifestargli il proprio dissenso. E poi, a frequenza quasi giornaliera, l’aveva anche costretta ad avere circa trenta rapporti sessuali non consensuali.

Non solo. Fino al luglio del 2019, stando sempre a quanto raccontato dalla 31enne, l’uomo l’aveva costretta con violenze e minacce, anche di morte, a sottostare alle proprie volontà, impedendole anche di uscire liberamente di casa, facendola sorvegliare dalle sorelle e controllandole costantemente il cellulare.

Interrogato dal pm, l’uomo aveva respinto le accuse che gli venivano mosse dalla Procura, raccontando di aver avuto con la moglie, almeno fino al divorzio del dicembre 2018, tra settembre e novembre di quell’anno, una normalissima vita di coppia, senza che nessuno dei due fosse soggetto a costrizioni o a forzature di alcun tipo. Inoltre, durante la propria deposizione, il 32enne si soffermò anche sulla lettera che aveva scritto alla donna per annunciarle le sue intenzioni di separazione.

In quella missiva, tra l’altro, in cui era contenuta la formula islamica del triplo «talaq» (che consente ai mariti di poter ottenere il divorzio pronunciando per tre volte la parola), l’imputato disse di aver sottolineato alla moglie l’impossibilità di continuare a stare insieme, augurandole di riuscire a trovare qualcun altro che la potesse rendere felice per il resto della vita.

Il collegio del tribunale di Ferrara lo aveva comunque condannato a 7 anni e 6 mesi di carcere, nonostante il pm Andrea Maggioni – nella propria requisitoria – avesse chiesto l’assoluzione dell’imputato per insufficienza di prove tali da superare ogni ragionevole dubbio sulla sua colpevolezza. E proprio la mancanza di elementi probatori sufficienti – seppur la Procura Generale avesse chiesto la conferma della sentenza di primo grado – ha portato la Corte d’Appello del di Bologna ad assolvere l’uomo, ritenendo che il fatto a lui contestato non sussista.

Ad accogliere l’assoluzione con formula piena è l’avvocato Alessandro Falzoni, che difende l’uomo. “Sono soddisfatto delle decisioni della Corte d’Appello di Bologna” dice, commentando la sentenza di secondo grado che ha scagionato il proprio assistito.

 

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