di Federica Pezzoli
Il 25 ottobre è tornata al Teatro Comunale Claudio Abbado di Ferrara, da dove mancava dal 2022: è Carolyn Carlson, una delle icone dell’arte coreutica del Novecento. Con i suoi quattro magnifici danzatori – Céline Maufroid, Sara Orselli, Yutaka Nakata, Tero Saarinen – ha portato sul palco estense “Islands”, mosaico coreografico composto da quattro assoli ognuno esaltazione dell’essenza di ciascun interprete. Come hanno spiegato nell’incontro con la compagnia che ha seguito lo spettacolo, grazie alla “libertà di sperimentare” che la coreografa californiana lascia loro e agli innumerevoli spunti da cui prende avvio il lavoro di improvvisazione, ciascuno di loro non è solo un esecutore di passi codificati, ma “interprete e creatore della propria danza”. Ecco allora che le isole del titolo di questo lavoro sono solo dei punti, degli snodi, interconnessi fra loro in questa coreografia tra Oriente e Occidente, in una continua metamorfosi, un fluire di singoli istanti.
Il sipario si apre e Sara Orselli è già in movimento, disegna il cerchio dell’ensō, simbolo di perfezione. “Mandala” è un corpo che ruota, un rito ipnotico che unisce spiritualità ed energia terrena. Con la sua danza circolare, i movimenti fluidi e continui su una musica incalzante e ossessiva, Orselli trasporta il pubblico in un’esperienza immersiva in cui il movimento si fa meditazione e trance visiva. Il suo contraltare è “A Deal with Instinct”, interpretato da Yutaka Nakata, esperto di Tai Chi e Qi Gong. Attraverso i movimenti armoniosi ed eleganti, ma rigorosi e potenti, ispirati al Buddhismo Zen e alle arti marziali, il corpo diventa strumento di equilibrio in risposta al disordine del mondo contemporaneo.
“Wind Woman”, interpretato da Céline Maufroid, esplora l’ascolto dei respiri che ci circondano e di quelli che provengono dall’interno del nostro corpo. È forse in questo invito a un ascolto profondo della natura e del sé più intimo e profondo, in realtà rivolto a tutto il pubblico, che emerge maggiormente la “poesia visiva” – come la definisce lei stessa – del linguaggio coreografico di Carolyn Carlson.
Lo spettacolo si è concluso con “Room 7”, interpretato da Tero Saarinen: l’isola in cui la danza diventa esplorazione della psiche umana, dando corpo con grande ironia a una moltitudine di archetipi e alla miriade di giochi mentali che plasmano le nostre percezioni. Come ha detto lo stesso Saarinen al pubblico, “prima ancora del ritmo, credo si tratti dell’umanità” che ciascuno dei danzatori cerca nello stesso tempo di rappresentare, assorbire e trasmettere.
E per la sua ottava volta a Ferrara – la prima è stata nel 1981 – Carolyn Carlson ha voluto fare un grande regalo al pubblico esibendosi lei stessa in un solo inedito, creato su una poesia che parla di amore, dono e speranza.
“Io lavoro prima di tutto con le persone”, ha affermato Carlson, “ognuno di noi è unico e ha uno stile unico”, ma nello stesso tempo siamo tutti interconnessi e “viviamo tutti su questo piccolo pianeta”. L’essenza del messaggio di “Islands” sta proprio qui: un percorso intimo e suggestivo, ogni solo – e ogni essere umano – un’isola autonoma e irripetibile, ma connessa alle altre.
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