Migliarino. I carabinieri lo avevano arrestato in flagranza dopo che, tra perquisizione veicolare e domiciliare, avevano trovato circa 100 grammi di hashish, una dose di cocaina pronta per lo spaccio, quasi 400 euro in banconote di piccolo taglio, un bilancino elettronico di precisione e materiale per il confezionamento delle singole dosi.
Ieri (venerdì 24 ottobre), però – a oltre tre mesi di distanza – il giudice del tribunale di Ferrara lo ha assolto in abbreviato, perché “le risultanze processuali – viene scritto nero su bianco nella sentenza – non appaiono sufficienti ad affermare la penale responsabilità dell’imputato”.
Protagonista della vicenda, avvenuta lo scorso 7 luglio, è un 54enne italiano, difeso dall’avvocato Darien Levani, fermato mentre stava viaggiando su una Toyota Yaris (guidata da un altro soggetto, giudicato separatamente) e successivamente posto agli arresti domiciliari con l’accusa di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti.
Sulla sostanza rinvenuta sotto il sedile passeggero e sequestrata, però, non erano mai stati eseguiti né l’accertamento tossicologico né il narcotest. E così – scrive il giudice Marco Peraro, motivando la decisione – è venuta a mancare la “conferma indispensabile che la sostanza sottoposta a sequestro abbia natura stupefacente”.
Di conseguenza, conclude il magistrato nelle quattro pagine della sentenza, l’imputato “deve dunque essere mandato assolto, quantomeno con la formula dubitativa”, non essendoci la certezza che quella sequestrata fosse effettivamente droga.
Dopo la sentenza, la Procura ha impugnato la sentenza e fatto ricorso per Cassazione.
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